Greg e Sara, cambiare per rinascere

Paltrinieri ha centrato l’ennesima medaglia olimpica, il suo segreto è stato raddoppiare tra vasca e acque libere. Sara si è rigenerata nel doppio in coppia con la Paolini vincendo l’oro

di LEO TURRINI – DORIANO RABOTTI
4 agosto 2024
Cafè Paris

Cafè Paris

Caro Doriano, suonerà strano eppure ammirando l’ennesima prodezza di Greg Paltrinieri a me non sono passati per la testa altri eroi dello sport italiano alla Olimpiade. Ovviamente ce ne sono tanti e ce ne sono tante e certamente il mio figlioccio carpigiano appartiene alla nobile, ristretta cerchia. No. A me sono venuti in mente l’Uomo Ragno e Ulisse nella versione di Dante Alighieri. Sono esagerazioni figlie dell’entusiasmo: ma davvero per me è stata una gran fortuna avere il privilegio di raccontare un campione tanto grande. Scomodo Peter Parker, l’alter ego di Spiderman, perché da un grande potere discendono grandi responsabilità (ipse dixit). Cioè se hai un ruolo ne accetti onori ed oneri, rifiutando la via più comoda. Paltrinieri ormai da anni avrebbe potuto ritagliarsi una dimensione meno faticosa, meno rischiosa. Invece ha scelto di continuare a mettersi in gioco, alzando la posta. E qui arrivo ad Ulisse secondo Dante. In piena bufera Covid, nel 2020 Greg ha fatto una mossa coraggiosissima. Sentiva il peso della monotonia, il disagio di ore, giorni, mesi, anni spesi in piscina. Ad accumulare chilometri, ripetendo sempre, maniacalmente, gli stessi gesti. Lì Paltrinieri ha intravisto le sue colonne d’Ercole. Si è chiesto cosa ci fosse più in là. Adesso non se lo ricorda più nessuno, ma quando ha moltiplicato non i pani e i pesci ma le fatiche, dedicandosi anche al fondo, beh, non pochi gli hanno dato del matto. Ulisse, nella versione del Sommo Poeta, fece una brutta fine. Gregorio no. E se la Senna all’improvviso tornasse pulita, mmmm….

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Caro Leo,

credo proprio di aver visto qualcosa di simile al Roland Garros. E mi riferisco soprattutto a Sara Errani, non me ne voglia Jasmine Paolini che è una vera forza della natura e ha avuto la capacità di mettersi in gioco in un momento della carriera in cui qualsiasi ragionamento di carattere un po’ individualista sarebbe stato comprensibile e compreso.

Cito Sara perché il nostro tennis era stato capace di vincere una medaglia solo una volta e un secolo fa con il barone Uberto da Morpurgo, che sembra un nome da film medievale e in effetti il mondo è cambiato parecchio dal 1924.

Era un bronzo come quello che Musetti ha vinto sabato, ma una medaglia d’oro è qualcosa di diverso. Lo sa Djokovic che è scoppiato in lacrime come una fontana, lui che ha il record di slam vinti e che probabilmente non stava neanche bene fisicamente, eppure si è mangiato Alcaraz sul piano mentale.

Bene, Djokovic piange mentre Sara e Jasmine allargano sorrisi talmente belli da non riuscire a trattenerli nemmeno durante l’inno di Mameli, che un po’ cantavano e un po’ ridevano ed è stato bellissimo vederle così.

Sara Errani a mio parere ha molte cose in comune con Greg, oltre alle origini emiliano-romagnole. Perché la sua carriera era già in fase calante da un po’, soprattutto in singolare. Non è certo aiutata da un fisico minuto e da una battuta che non fa male a una mosca.

Eppure in doppio ha saputo rilanciarsi e vivere una seconda giovinezza, quindi anche lei ha trovato in se stessa la forza e la scelta per continuare a stare ai massimi livelli. Sara ha vinto molto meno di Greg, sul piano dei risultati assoluti. Però ha un grandissimo pregio: ha detto che teneva ai Giochi quando il tennis li snobbava. Ha raccontato che era il suo sogno fin da bambina, e in questo è sicuramente una tennista anomala. Per cogliere il paragone fumettistico, Sara sembra la Formica atomica, piccola ma fortissima.

Quest’oro lei e Jasmine, la sorella più piccola d’età dal cognome diverso, se lo meritano veramente fino in fondo.

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