La Gimbeide infinita
Tamberi costretto a rinunciare al suo sogno: ma è giusto mettere proprio tutto sui social?
Caro Doriano, sarei francamente tentato di ignorare l’argomento ma capisco che non si può. Dunque, abuserò della tua cortesia, una volta ancora. Tema. La Gimbeide. Premesso che noi non siamo Omero e Virgilio, ci sono alcune considerazioni sulle quali gradirei il tuo parere. Chiarisco a scanso di equivoci: sono un fan di Tamberi, uno dei tantissimi. Ho vissuto e raccontato la sua sofferenza a Rio 2016, quando fu costretto a fare lo spettatore causa infortunio in extremis. E gli debbo gratitudine per l’estasi 2021. Essere stato testimone oculare della notte magica sua e di Jacobs rimane l’emozione più grande della mia troppo lunga carriera. Ciò detto, mi interrogo. È stato giusto dare in pasto ai social, quasi minuto per minuto, le cronache del malore renale? Perché le nuove generazioni avvertono la necessità di documentare tutto, dalle flebo al sangue vomitato? Che senso ha? Questo gigantesco clamore mediatico, voluto e non subito!, ha aiutato Tamberi? Non è che ne ha esasperato il disagio? Ancora. Ma non è una contraddizione esigere il sacrosanto rispetto della privacy (oggi le diagnosi degli atleti sono top secret, un tempo si sapeva ogni cosa del ginocchio di Maradona o del tendine di Mennea) per poi squadernare i dettagli più crudi? Non sapremo mai cosa ha innescato il crollo fisico del meraviglioso saltatore. Certo non è normale che un uomo sanissimo stia male in quel modo. C’entra l’alimentazione? È dipeso dai livelli di idratazione? Il dichiarato 3 per cento di massa grassa non è una esagerazione? E la Gimbeide continua…
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Caro Leo,
Gimbo ha saputo catturare l’attenzione, cosa che sicuramente non gli dispiace in generale, ma stavolta l’ha fatto suo malgrado. E io ho i tuoi stessi dubbi sia sul merito che sul metodo.
Ovviamente non siamo medici e non ci permetteremo mai di dare diagnosi. Ma l’unico ‘documento’ prodotto nelle ore che hanno preceduto la brutta serata di Tamberi è stato uno scarno comunicato della Fidal in cui si raccontava che secondo i medici federali Tamberi poteva gareggiare.
Il punto della privacy è quello cruciale. Non potendo accedere a comunicazioni e documentazioni concrete, fare ipotesi è un esercizio inutile se non dannoso. E onestamente è un gioco al quale non mi voglio prestare, per esperienza basta una virgola nel posto sbagliato e si possono creare danni.
Però l’altro tema che poni sul tavolo, quello della comunicazione, è ugualmente fondamentale. Perché i dubbi che la malafede trasforma in sospetti nascono proprio da una comunicazione lacunosa. Mi spiego meglio: chi legge tende a costruire i suoi significati e le sue verità negli spazi liberi lasciati dalla mancanza di precisione.
Io capisco il rispetto della privacy, ma a volte una comunicazione fatta in modo completo può servire ad impedire che ognuno faccia le supposizioni che vuole, questo mi sento di dirlo a chi consiglia a Gimbo la gestione della sua forse fin troppo frequente comunicazione sui social.
Sull’ultimo punto io mi sono fatto un’idea precisa. Il campione va preso col pacchetto completo. A volte quelli che a noi sembrano eccessi sono il segreto dei successi. Sono sicuro che senza il temperamento estroverso che lo porta a volte ad esagerare con la teatralità, attirandosi poi critiche dai detrattori, non ci sarebbe neanche il Tamberi che ha la forza caratteriale per vincere le gare con la testa ancora prima che con le gambe, come gli abbiamo visto fare diverse volte.
Quindi temo che non ci sia soluzione, il Tamberi che salta ha bisogno del suo doppio che fa spettacolo. Anche quando è troppo.
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