La vasca dell’oro è una favola

Martinenghi è solo l’ultimo campione di una nazione che non riesce a dare gli impianti ai suoi ragazzi: Novella Calligaris aveva previsto tutto

di LEO TURRINI – DORIANO RABOTTI
29 luglio 2024
Café Paris

Café Paris

Caro Doriano, assistere al miracolo d’oro di Nicolò Martinenghi nei 100 rana sotto il tetto altissimo della piscina della Defense mi ha fatto fare un salto indietro nel tempo. L’epoca magica del nuoto italico iniziò a Sydney nel 2000, con Fioravanti, Rosolino e compagnia bella. Poi arrivò Federica Pellegrini e quindi esplose nei cieli la stella del mio figlioccio Greg Paltrinieri (che, tra parentesi, debutta in vasca giusto stamattina). Bene. 24 anni fa, in Australia, avevo come collega una certa Novella Calligaris, prima Sirenetta azzurra campione del mondo, a Belgrado nel 1973. sugli 800 sl. Diventata adulta, Novella, che era anche salita sul podio olimpico a Monaco72, accettò di rinunciare al ruolo di giornalista, quale era (pure brava). Mi rilasciò una intervista e mi disse: saremo una Potenza in piscina solo quando nelle scuole elementari sarà obbligatorio l’esame di nuoto come in Germania e in America, solo quando la costruzione di nuove scuole per bambini e bambine prevederà all’interno delle medesime lo spazio per una sia pur piccola vasca. È passato ormai quasi un quarto di secolo, da quel dialogo e dagli ori di Fioravanti, per inciso ranista come Martinenghi. Mi piacerebbe sapere quali progressi abbia fatto la relazione tra scuola e sport. Sarei anche grato a chi mi raccontasse la evoluzione della impiantistica al servizio dell’agonismo. Poiché vinciamo lo stesso, temo che le domande ingenue siano destinate a rimanere senza risposte. E magari è pure giusto, per carità. Ma se una Olimpiade non serve a contribuire a cambiare le cose, chiedo scusa, siamo proprio sicuri che tra 24 anni, ai Giochi del 2048, festeggeremo un altro Fioravanti, un altro Martinenghi? Mah…

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Caro Leo,

la palla che mi alzi è troppo facile da schiacciare, per usare una terminologia della pallavolo che entrambi amiamo: praticamente muro a zero. A proposito: hai visto come è tornata a giocare Paola Egonu con Velasco? Te l'avevo detto che Julio era l'unico che poteva trovare le chiavi per uscire dal vicolo cieco in cui ci eravamo cacciati da soli. Ma non divaghiamo. Tornando al punto, sono talmente d'accordo con te che qualche giorno fa, quando abbiamo salutato l'avvio delle gare di nuoto con una prima pagina speciale dedicata agli azzurri delle acque sui giornali del gruppo editoriale per il quale lavoriamo, mi ero permesso di sottolineare che questi ragazzi avevano già raggiunto risultati incredibili nonostante il Paese in cui vivono. Spesso ci troviamo ad invidiare alcune nazioni teoricamente più evolute perché i giovani hanno servizi e strutture migliori di quelle che trovano i nostri figli. Ma io ti rovescio il ragionamento con un paradosso volutamente provocatorio: il vero caso da studiare è l'Italia, altro che i paesi scandinavi o i modelli americani.

Non esiste uno stato che ottenga i risultati che strappiamo noi ad ogni manifestazione pur avendo un rapporto tra la scuola e lo sport che mi fa vergognare ogni volta che ne parlo con amici stranieri.

Non esiste una nazionale così brava a spremere medaglie dai nuotatori senza dargli le piscine, dai pallavolisti senza fornire le palestre, e potrei continuare per ore.

La verità è che anche qui dobbiamo arrangiarci, che le famiglie italiane che si sobbarcano i sacrifici necessari a fare crescere i talenti dei figli sono infinitamente migliori di chi dovrebbe rappresentarle nelle stanze dei bottoni. E mi fermo qui per non buttarla in politica. Dico solo che fatti gli italiani, bisognerebbe una buona volta riuscire a fare anche l'Italia..

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