La Senna inquinata, gli arbitraggi non all’altezza, gli arredi posticci al villaggio olimpico: quanti flop a cinque cerchi

Gli scivoloni organizzativi e tecnici di una edizione intrisa di grandeur: un bagno di umiltà per chi vuole solo stupire

di PAOLO GRILLI -
29 luglio 2024
Odette Giuffrida si lamenta delle scelte dell'arbitro Rou Babiuc, la romena scelta sia per la semifinale che per la 'finalina', entrambe perse dall'azzurra per somma di penalità

Odette Giuffrida si lamenta delle scelte dell'arbitro Rou Babiuc, la romena scelta sia per la semifinale che per la 'finalina', entrambe perse dall'azzurra per somma di penalità

Parigi, 29 luglio – La premessa è doverosa: organizzare le Olimpiadi rappresenta uno sforzo titanico: ospitare i Giochi implica investimenti miliardari. Ma quando poi ogni evento a cinque cerchi, a Parigi, viene infarcito con massime dosi di grandeur, commettere errori e incappare in mancanze, scivolando così in un bagno di umiltà, è un rischio all’ordine del giorno.

Olimpiadi, il surf a Tahiti. Gare con onde meravigliose e un villaggio olimpico galleggiante. Altro che Senna Meglio non cadere nella Senna, però. Il miliardo abbondante speso per purificare le acque del fiume in vista delle gare di triathlon e nuoto non ha sortito gli effetti sperati. Il grande fiume resta inquinato, e le gare previste sono rimandate, col concreto pericolo che il segmento di nuoto del triathlon venga addirittura fatto saltare mutando la sfida in un inedito ‘duathlon’ con solo corsa e piedi e ciclismo. Il bagno del sindaco Anne Hidalgo, la settimana scorsa con tanto di muta, sembra essere stato un gesto benaugurante e poco più. Basta una giornata di pioggia e il corso d’acqua torna a non essere più salubre. Se la Francia è patria dello stile, nel villaggio olimpico si è pensato invece di puntare al sodo. Fin troppo. La scelta di non dotare le stanze di climatizzatori, anche se condivisibile dal punto di vista ecologico, non è parsa il massimo da quello degli atleti, visto che nella capitale si superano regolarmente i trenta gradi. Il raffrescamento a pavimento adottato negli alloggi non pare garantire temperature accettabili, e c’è chi è corso a procurarsi un condizionatore portatile. Quanto poi siano inadatti agli atleti i letti di cartone, e i materassi in plastica, è evidente a tutti. E non si può giustificare tutto col contenimento dei costi e la necessità di riciclo. Al di là delle strutture, anche sui campi di gara non sono mancati gli scivoloni. L’arbitraggio della romena Babiuc sia in semifinale che nella ‘finalina’ non ha certo favorito – eufemismo – la nostra Odette Giuffrida nel judo, e l‘azzurra ha mostrato un equilibrio emotivo pazzesco nel ricordare con grande calma, a medaglia sfumata, come i suoi precedenti con l’ufficiale di gara non fossero stati idilliaci. Anche la stoccata decisiva contro la statunitense Scruggs che ha eliminato la nostra Arianna Errigo nel concorso individuale del fioretto si presta a più di una critica. Anche la nostra portabandiera ha reagito con un’invidiabile calma olimpica a un’uscita di scena che brucia tantissimo, ma l’errore resta e fa discutere. Passando a tutt’altro campo, imbarazzo ha creato la presenza nel torneo di beach volley dell’olandese  Steven Van De Velde, stupratore che pure ha già espiato la propria pena. Certo dal punto di vista giudiziario non c’è nulla da eccepire, ma come può il Cio esprimere solo ora i propri dubbi sul giocatore in lizza a Parigi?

La conta dei flop in questa manciata di giorni di Giochi non può non comprendere le falle organizzative della cerimonia di apertura. Certo inedita e ardita, nel suo svolgersi sul fiume. E anche al di là di aspetti simbolicamente discutibili – la bufera sull’Ultima Cena ‘queer’ rischia di oscurare tutto il resto – non sfugge che la pioggia doveva essere una variabile da tenere in piena considerazione nel preparare il faraonico evento. Vedere il presidente Mattarella resistere stoicamente sotto il diluvio riparato solo da un comune impermeabile conferma la tempra del Capo dello Stato, ma getta molti dubbi sul rispetto verso le autorità dimostrato dai transalpino (altre personalità politiche, invece, hanno pensato polemicamente di abbandonare le tribune).  La stessa pioggia non deve aver fatto bene agli atleti in parata sui battelli. Gente che prepara la sfida olimpica da anni, e che magari – Sinner docet – deve rinunciare a tutto per un malanno. Quello che per un cittadino comune sarebbe un lieve malessere, rischia invece di rappresentare un ostacolo decisivo per chi si deve presentare ai Giochi solo al cento per cento delle proprie possibilità   

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