Paralimpiadi, il portabandiera veterano Mazzone: dal nuoto alla handbike, da Sydney a Parigi

Prima in vasca e poi in sella, chi è l’atleta della spedizione azzurra cresciuto nel mito di Pancalli e di Zanardi

di LORENZO LONGHI
28 agosto 2024
Luca Mazzone con l'altra portabandiera, Ambra Sabatini

Luca Mazzone con l'altra portabandiera, Ambra Sabatini

Parigi, 28 agosto 2024 – Portabandiera assieme ad Ambra Sabatini nella cerimonia di apertura, Luca Mazzone è uno dei veterani delle Paralimpiadi, e non solo per un’anagrafe che lo vede oggi, a 53 anni, ancora in gara, ma anche per meriti acquisiti, avendo disputato la sua prima edizione nel 2000, a Sydney, ottenendo due medaglie nello stile libero S4, due argenti nei 50 e 200.

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A Rio e Tokyo Mazzone ci è arrivato però non in vasca, ma in bicicletta, in handbike per la precisione, e così farà anche a Parigi 2024, dopo tre ori e tre argenti che lo hanno reso anche un campione del ciclismo, e non solo del nuoto. Sportivo a tutto tondo già da ragazzo, prima del tuffo da una scogliera del Barese che gli costò una lesione midollare, sportivo agonista dopo, fino al ritiro del 2008, che poi un ritiro non fu ma un cambio di carriera agonistica, considerando quanto avvenuto dopo, alla convocazione nella Nazionale di ciclismo paralimpico nel 2012 che ha dato il via a una nuova serie di trionfi.

I miti? Luca Pancalli in vasca e Alex Zanardi su strada, segno che Mazzone gli esempi ha saputo scegliersi per bene e ne ha anche seguito con ottimi risultati il solco. Con Zanardi ha anche condiviso squadra e trionfi, al punto che al pugliese, al bolognese e al genovese Vittorio Podestà ci si è spesso riferiti come ai Tre Tenori della handbike azzurra. Non male, per questo ex giovanotto che una sola cosa non sopporta: la comfort zone. Lo ha detto, alcuni anni fa, in un’intervista: "Per me è il male assoluto: se hai paura di qualcosa, quella paura diventa devastante perché non ti fa più vivere. Io per primo ho paura ogni giorno, ma ogni giorno la sconfiggo perché non voglio che abbia la meglio su di me”.

Quelle di Parigi saranno le sue seste Paralimpiadi, ma fare da portabandiera è qualcosa in più: "Mi dico tante volte: Luca hai vent’anni di esperienza, non devi emozionarti. L'emozione, però, è dentro di me. È l’emozione di uno sportivo che ha lo sport nel sangue. Questa volta, poi, è ancora più forte perché essere portabandiera è un orgoglio. Vuol dire che me lo merito”.

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