Paralimpiadi, Valentina Petrillo in semifinale nei 400m. “Al centro dello sport ci sia l’inclusione non la paura della diversità”

La partenopea, transgender 50enne, all’esordio ai Giochi si è piazzata al secondo posto nella quarta batteria della categoria T12 (ipovedenti e cieche) col tempo di 58.35. Ai microfoni Rai ricorda la sua battaglia contro la discriminazione e i pregiudizi

di Redazione Sport
2 settembre 2024
Valentina Petrilllo

Valentina Petrilllo in semifinale nei 400m T12 ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024

Valentina Petrillo stacca il pass per la semifinale nei 400m – T12 ai Giochi paralimpici di Parigi 2024. Allo Stade de France la napoletana, alla sua prima Paralimpiade, ha chiuso la sua batteria, la quarta, con il tempo di 58.35, piazzandosi al secondo posto ed accedendo quindi direttamente al turno successivo, in programma questa sera alle 20.43.

L’azzurra transgendere alla prima Paralimpiade

Ricordiamo che Petrillo, 50 anni, è ipovedente dall’età di 14 anni, quando è stata colpita dalla sindrome di Stargardt. Fino a pochi giorni fa era considerata la prima atleta transegnder nella storia a gareggiare a una Paralimpiade, avendo effettuato il percorso di affermazione di genere nel 2019 ed  avendo esordito neMondiali dello scorso anno a Parigi dove aveva vinto la medaglia di bronzo proprio nelle due distanze, 200 e 400m piani nella categoria Visually impaired. Tuttavia, l'atleta olandese Ingrid van Kranen è arrivata nona nella finale femminile del lancio del disco ai Giochi di Rio 2016.

Paralimpiadi: Legnante e Petrillo, "a Parigi per vincere"
In partenza dall'aeroporto di Fiumicino per le paralimpiadi di Parigi la velocista e prima transgender ai Gioghi Valentina Petrillo (ANSA/ TELENEWS)

Tesserata per la Pontevecchio Bologna, la velocista azzurra 11 volte campionessa nazionale e all’esordio paralimpico è arrivata seconda nella sua batteria a Parigi, conquistando così il sesto piazzamento complessivo, sfiorando di pochi decimi il suo primato personale e dando l’impressione di aver rotto il ghiaccio e di avere margini per migliorarsi nel turno successivo. La gara per la medaglia della distanza è il programma martedì 3 settembre e chissà che la nostra azzurra non riesca a conquistare una storica finale. 

Il commento sulla gara

Ai microfoni Rai a bordo pista dopo la gara Valentina Petrillo si è detta soddisfatta della propria gara e carica per il prossimo turno, in  cui si giocherà il tutto per tutto. “Era importantissimo accedere in semifinale. Sapevo che dovevo battere la cinese, che però è partita forte e mi ha tratto un po’ in inganno, avrei dovuto controllare di più ma va bene così”, spiega. “La pista lilla già vuol dire tanto, è un colore che amo e in questo stadio c’è molto confort, l’accoglienza è stata bellissima e l’atmosfera è incredibile. sono molto felice”. 

La lotta alle discriminazioni: “Basta avere paura di noi”

Elisabetta Caporale sottolinea come con la sua partecipazione abbia già fatto la storia e ricorda che oltre che contro le avversarie lei si batte contro pregiudizio e discriminazione. “Lotto contro tutto questo che accompagna la vita di tutte le persone come me, perché non è giusto che subiamo certe cose per il solo fatto che esistiamo – afferma l’atleta –. Nel mondo si muore per il solo fatto di essere trans, c’è tanta paura e io incarno queste due diversità (la disabilità e l’identita trans, ndr) e spero che attraverso il mio messaggio si possa finalmente normalizzare questi fenomeni e non avere paura, che è la cosa che mi9 dà più fastidio: le persone che hanno paura di me”.

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Le critiche le vive “ascoltando, perché sono la prima ad essermi posta queste domande –aggiunge –. Io stessa nel momento in cui ho smesso di correre perché non mi sentivo più di farlo come maschio mi sono fatta questa domanda: ‘Come reagiresti se vedessi Valentina in pista?’. Le domande sono legittime – conclude – tutti ce le facciamo, ma io in questo percorso ho capito dove sta il problema, è un problema di informazione e non bisogna avere paura di interrogarsi. al primo posto nel mondo dello sport ci deve essere la parola inclusione. Lo sport è bello così, ci rende vive e felici”.