Casse non è acqua, la prima di Mattia. "Dalle batoste si impara molto, ho messo in ordine la mia carriera»

A 34 anni trionfa nel superG della Val Gardena, gli infortuni sono alle spalle. Oggi (alle 11,45) la discesa "I risultati negativi fanno scuola: ti aiutano a migliorare". Donne: a St. Moritz (10,30) il ritorno di Vonn .

di GABRIELE TASSI
21 dicembre 2024
Mattia Casse 34 anni, si gode il primo trionfo in Coppa del Mondo (Foto Fisi/Pentaphoto). Oggi alle 11,45 tenta il bis in discesa

Mattia Casse 34 anni, si gode il primo trionfo in Coppa del Mondo (Foto Fisi/Pentaphoto). Oggi alle 11,45 tenta il bis in discesa

Sette viti come sette vite – tanti sono i frammenti di metallo che si trova in corpo dopo gli infortuni –, Mattia Casse quale sta vivendo ora? "Forse l’ottava. Sembra una frase fatta, ma alla fine lavorare sodo per i propri obiettivi paga, soprattutto in termini di emozioni, anche per chi come me sta avendo i suoi allori un po’ più avanti con l’età".

L’azzurro si è preso la sua prima vittoria in Coppa del mondo ieri, a 34 anni, nel superG della Val Gardena fermando il cronometro a 1’28’’23. Appena un centesimo più veloce del sorprendente americano Jared Goldberg e del fenomeno svizzero Odermatt (terzo).

Cos’è cambiato rispetto a prima? Ora si sente nel pieno di una seconda giovinezza? "E’ la coda lunga di una carriera fatta di alti e bassi. In questo momento credo di essere riuscito a sistemare qualche tassello che prima non riuscivo a mettere assieme. A 34 anni sono in grado di lavorare su tanti aspetti che prima nemmeno vedevo".

Quelle sette viti in corpo raccontano una lunga sfilza di infortuni. Cosa le hanno tolto e cosa le hanno insegnato? "Più che gli infortuni a insegnarmi qualcosa sono state le batoste. I risultati negativi, quando gareggi, ti aiutano a guardare in faccia la realtà e a capire su cosa si può lavorare ancora per migliorare e arrivare lassù".

Casse, a chi dedica la sua prima vittoria in Coppa del Mondo? "A suo tempo ho dedicato il mio primo podio ai miei genitori che non ci sono più. Ancora una volta il primo pensiero va a tutta la mia famiglia e alla mia squadra, è stato un lavoro d’insieme, quest’anno in particolar modo".

Questo rapporto così stretto, a tu per tu, con lo sci è un’eredità di suo padre (lo sciatore di velocità Alessandro, primato sul chilometro lanciato nel 1971)? "Sicuramente mio padre mi ha influenzato molto. Ma ricordo anche che da bambino andavo sempre a sciare con i più grandi. E’ ciò che mi ha insegnato a non avere più paura".

Nelle prove l’abbiamo vista fare grandissimi tempi in discesa. Oggi alle 11,45 (diretta tv su Rai Sport ed Eurosport) si replica una gara dove è già andato a podio due anni fa. Quali sono le sue aspettative? "Sarà totalmente un altro giorno. Tutti saranno più cattivi, aggressivi, e le condizioni sono nuovamente cambiate rispetto al Super G. Noi vedremo cosa risponderà la pista".

Bello che lei parli sempre di ’noi’ in uno sport individuale... "Sì, è uno sport dove in pista si è soli, ma si vince in tanti. Perché dietro di te lavorano tante persone che non si vedono, ma fanno un lavoro fondamentale, e mi sento di ringraziare tantissimo".

Sulla Saslong ha già fatto podio, cosa le piace particolarmente della pista? "Tutto è nato un po’ per caso. Mi spiace non essere altrettanto veloce a Bormio o a Kitzbühel. Lo storico però dice diversamente, mi spiace non riuscire a preformare così bene anche nella trasferta americana".

Per un uomo jet che differenza c’è fra vincere e restare fuori dal podio? "La velocità, è tutto lì. Chi arriva con la media più alta al traguardo vince: servono voglia, costanza e allenamento. Senza mollare mai".

Oggi al cancelletto anche le donne. Goggia, Brignone e Bassino (con l’incredibile ritorno di Lindsey Vonn) nel Super G di St. Moritz (10,30 su Rai 2 ed Eurosport).

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