Goggia "Torno fra 6 mesi, stavolta è dura. Esistono drammi peggiori: non sono a Gaza"
Parla la campionessa a 45 giorni dalla caduta che ne ha fermato la stagione. "Recupero? Potrei farcela anche prima. Intanto studio"
"Mentre ancora scivolavo sulla neve, già sapevo che la mia tibia era rotta". Un po’ trema la voce della campionessa Sofia Goggia, regina azzurra della discesa, mentre ricorda gli istanti dell’infortunio di 46 giorni fa sulla pista di Casola Nera. "Non pensavo a nulla – racconta –, avevo solo un grande dispiacere". Così, nel momento dell’infortunio, il più brutto per un’atleta, Sofia ha pensato "ci sono drammi peggiori del mio, non sono sotto le bombe di Gaza".
Sofia, sette volte sotto i ferri e ora un’altra sfida con il proprio corpo, come si sente rispetto alle volte precedenti?
"Mi è capitato ancora di rompermi le ossa, ma come questa volta mai. Mi sono rotta il pilone tibiale trasversalmente in più parti, un trauma da compressione e torsione fortissimo: si è frantumata la tibia. Ho una piastra a forma di ‘L’ che mi tiene la tibia ma essendo la frattura così bassa mi hanno fatto un taglio molto lungo per innestare la placca. Fortunatamente i dottori Panzeri e Accetta sono riusciti a fare un ottimo lavoro ed è stato un bel punto di partenza".
Poi è iniziata la salita?
"Ho passato una ventina di giorni con dolori lancinanti: sono stata malissimo, sia emotivamente che fisicamente. Passavo dal divano a letto e viceversa e tante notti insonni. Ma ho cercato di tenere comunque allenati i vari distretti del corpo con la fisioterapia".
In questa immobilità forzata come si è passata il tempo?
"Ho cercato d’investire il mio tempo nel modo migliore. Ho dato due esami universitari (è iscritta a Scienze politiche, ndr) e ne ho già ’in pancia’ altri quattro fra i quali Statistica e Storia dei partiti politici".
La giornata non è lunga?
"Il cronometro è sempre democratico, le 24 ore passano uguali per tutti. Quando ti fermi è ovvio che sembri più lungo, ti svegli la mattina e speri solo che arrivi la sera".
Dopo l’infortunio dove ha trovato energie per ripartire?
"Mentre mi portavano via in elicottero ho pensato che nella vita ci sono drammi peggiori. Anche se quanto dichiarato nel comunicato Fisi quel giorno ’tornerò anche questa volta’ mi è parso quasi impossibile da dire. In quel momento il futuro mi sembrava un pannello nero. Però poi piano piano, giorno dopo giorno, ho ritrovato la mia indipendenza, quando anche fare il caffè era diventato difficile".
Cosa è stato più duro superare: il dolore, la fisioterapia e la rabbia di non poter gareggiare?
"Rispetto al passato è stato l’infortunio più difficile da accettare. Un conto è cadere a 140 all’ora mentre si dà il massimo. Un altro è infortunarsi in allenamento e poi ritrovarsi ancora una volta in ospedale".
Come sta adesso? Il Gigante lo farà ancora?
"Per ora sto bene, comincia a vedersi la formazione del callo osseo, ma c’è bisogno di molta pazienza perché si estenda a tutte le linee di frattura. Inizialmente i dottori parlavano di sei mesi: se tutto si salderà potrei anche ripartire prima. Non ho parlato di recupero sugli sci, ma prossimamente mi troverò con la squadra per stendere il calendario in cui il gigante ci sarà. Rimarrà importante per la preparazione delle prove veloci: quest’anno avevo già accumulato quasi 100 punti di vantaggio sulla concorrenza in discesa".
Dopo la caduta pubblicò una foto abbracciata a suo padre...
"Mi sono rifugiata nell’amore delle persone che mi sono sempre state accanto nelle difficoltà. Si ha bisogno di quello quando ci si sente soli"
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