Razzoli dice basta: "È ora di fare il papà"

A quasi 40 anni il campione olimpico di Vancouver 2010 ha deciso di smettere: "Mi dedicherò al piccolo Emanuele e all’aceto balsamico"

di GABRIELE GALLO -
21 maggio 2024
Razzoli dice basta: "È ora di fare il papà"

Razzoli dice basta: "È ora di fare il papà"

Giuliano Razzoli ha detto stop. Alla soglia dei 40 anni la medaglia d’oro olimpica di slalom ai giochi di Vancouver 2010 si ritira. Nel suo palmarès anche due vittorie e nove podi di Coppa del Mondo più tre titoli italiani.

Sposato con Elisa e papà di Emanuele, nato a fine marzo, il "Razzo" da giugno 2023 è anche presidente del consorzio di tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop.

Razzoli, quando ha preso la decisione definitiva?

"Al 100% pochi giorni fa. Mi sono preso alcune settimane dopo la nascita di Emanuele per valutare attentamente ogni opzione"

Nessun ripensamento?

"Per farmi dire basta, a livello di cuore e mentalità, avrebbero dovuto spararmi. Si dice, ed è vero, che l’età a volte è solo un numero, ma il corpo poi si usura davvero. Ho troppo rispetto per lo sci, per le gioie che mi ha dato; la tremenda botta rimediata alla schiena a dicembre è stata, credo, anche un segnale del mio corpo. E gareggiare tanto per farlo, non è da me".

Si sentiva ancora competitivo?

"Nel mirino c’era l’idea di conquistare podi. Ma per riuscirci, a 40 anni, devi lavorare molto sul tuo corpo e condurre una vita impegnativa. E’ la schiena a farmi dire basta, non la voglia".

Dopo 30 anni che la tormentava l’ha messa ko, alla fine…

"No, semmai sono io che l’ho sconfitta per 30 anni; che è diverso".

Che farà adesso?

"Prima di tutto il papà; poi l’ imprenditore, nell’acetaia di famiglia, e come presidente del consorzio di tutela".

Più difficile essere padre o atleta di livello mondiale?

"Fare il genitore è bellissimo, di notte un po’ meno, diciamo. Vengo da una famiglia che mi ha trasmesso valori importanti. Spero di fare lo stesso con mia moglie e mio figlio. Se riuscissi a ripetere, come genitore e marito, i successi ottenuti in pista, vorrebbe dire che ce l’ho fatta".

Più emozionante vincere l’oro olimpico o la nascita di Emanuele?

"La notte di Vancouver mi ha dato una gioia immediata e potente. Diventare padre lo assapori giorno dopo giorno. Quando ti arriva la consapevolezza che qualcosa di te proseguirà anche…dopo".

Sul fronte aceto balsamico come se la cava?

"Benino dai. Siamo contenti, abbiamo centinaia di botti di prodotto e diversi litri pronti per la vendita. Come Presidente del consorzio cerco di tutelare l’interesse di tutti i produttori e promuovere al meglio l’unica eccellenza Dop interamente reggiana".

A parte l’oro a cinque cerchi, la sua gioia sportiva più grande?

"Il primo podio, a Zagabria nel 2009. Perché fino a che non ci sali, non ti rendi conto di quanto sia difficile arrivarci. A ruota il quinto posto di Campiglio 2018, partendo col 69, dopo tre anni di tribolazioni infinite, e il terzo posto a Wengen dopo sei anni di digiuno".

Rimorsi? Rimpianti?

"Nessun rimorso, qualche rimpianto. Tipo i mondiali di Vail 2015, dove potevo vincere, e il podio olimpico mancato per tre decimi a Pechino".

Come vorrebbe essere ricordato?

"Come un atleta che ha gareggiato per condividere con i tifosi le emozioni vissute, e per la mia sciata: potente ma elegante".

Ci dicono che il 20 luglio saluterà tutti dal suo appennino…

"E’ vero, ci sarà un Razzoli-day a Razzolo, a casa mia. Stanno organizzando tutto i ragazzi del fan-club, ma l’intera frazione sarà coinvolta. Sarà il mio modo di ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato a vivere questi meravigliosi decenni sulla neve".

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