Via alla nuova stagione. Rocca fissa i paletti azzurri: "Punto sulla Valanga rosa. Ma il sistema aiuti i talenti»
L’ex slalomista valtellinese oggi guida la sua academy tra Italia e Svizzera "Poco aiuto dalle regioni, tra infortuni ed errori ci siamo persi tanti ragazzi. Milano-Cortina? Le nostre atlete possono ancora centrare grandi risultati".
È stato l’unico sciatore tra gli uomini in grado di far impazzire l’Italia dopo l’inarrivabile epopea di Alberto Tomba, prima dell’avvento di Domme Paris. Giorgio Rocca, nato a Coira (Svizzera) ma trasferitosi da bambino con la famiglia a Livigno, slalomista di punta della nazionale italiana nei primi anni 2000, capace di vincere 11 volte in Coppa del Mondo, ora dirige la Giorgio Rocca Ski Academy, con sedi a S. Moritz e a Crans Montana in Svizzera, e fa sciare giovani talenti ma anche vip. Un personaggio che ha fatto bene allo sci e che ci dice la sua proprio alla vigilia dell’inizio della Coppa del Mondo, al via questa mattina a Soelden con il gigante femminile. domani toccherà ai maschietti, ed è proprio sulla nazionale maschile che Giorgio si concentra.
Che stagione sarà la prossima per gli azzurri?
"La nazionale maschile è un’incognita anche per me. Un bel punto di domanda. Siamo nell’anno pre olimpico, il compito più importante della FISI è quello di dimostrare di star lavorando bene per ricostruire e risistemare il settore, proponendo giovani atleti in grado magari di far bene anche alle Olimpiadi. In quello femminile ci sono già alcune big che potranno essere grandi protagoniste. Come ha detto Sofia Goggia, “la valanga rosa è la valanga rosa“, una squadra molto forte".
Come mai latitano sciatori forti tra i maschi, tolto Paris che ha quasi 37 anni?
"I ragazzi di fine anni ’90 ce li siamo un po’ persi, forse perché non si è seminato bene quando io ero all’apice e cioè 15 anni fa o giù di lì. Un po’ per gli infortuni e un po’ per una cattiva gestione da parte di uno staff o di una parte di staff che ha pensato solo all’alto livello".
Lei ha un’accademia. Ci sono giovani italiani interessanti? "Noi abbiamo gli sci club più forti al mondo, solo che poi il sistema non è il massimo per poter sviluppare il valore dei giovani talenti. Ai miei tempi i comitati regionali funzionavano alla perfezione, anche perché c’erano i soldi, c’era il sostegno da parte delle regioni allo sci. Il sistema non funziona benissimo, è proprio lì dove li perdiamo. In Italia, a 18 anni, se non sei un fenomeno o non sei straricco, uno che può permettersi di sciare e avere un allenatore privato, smetti. Di fenomeni, in Italia, però non ce ne sono. Di Alberto Tomba ce n’è stato uno solo. In Svizzera ce n’è uno: Odermatt. Ha una tecnica sopraffina, efficace ed economica. Non rischia quasi mai di cadere, perché fa tutto prima, come se fosse uno capace di prevedere il futuro. Se gli avversari non si adegueranno alla sua sciata non gli daranno fastidio".
Cosa pensa del ritorno di Hirscher a 35 anni, dopo 4 di stop?
"Non so, credo che molto sia marketing, ha il suo brand di sci da spingere. Vedremo".
Su chi punta per questa stagione, fra gli azzurri?
"Nelle specialità tecniche c’è Alex Vinatzer, ora va più forte in Gigante che in Slalom e spero che possa salire sul podio. Tra i giovani ci sono i promettenti Franzoni e Della Vite, speriamo che riescano ad andare a tutta e a far bene, anche in prospettiva olimpica. E poi in squadra c’è il diciottenne di Livigno Talacci. In discesa, dietro a Paris, ci sono Bosca e Casse che promettono bene. Nella velocità siamo messi meglio. Il mio amico Lorenzo Galli (allenatore responsabili degli azzurri delle specialità veloci, ndr) mi ha detto che in Sudamerica hanno lavorato bene e io di lui mi fido".
E la “Valanga rosa“?
"Le nostre donne sono forti, Goggia e Brignone possono vincere, poi c’è la Bassino e anche la valtellinese Curtoni. In chiave olimpica, tranne la Bassino, l’età non è dalla loro parte ma se staranno bene fisicamente possono ancora centrare risultati molto importanti anche alle Olimpiadi".
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