Alcaraz batte Djokovic: il racconto della finale di Wimbledon (a senso unico)

Lo spagnolo trionfa per la seconda volta consecutiva contro un Novak Djokovic troppo poco ispirato. Battaglia solo nel terzo set

di FEDERICO MASSARI -
14 luglio 2024
Carlos Alcaraz vince la finale di Wimbledon (Ansa)

Carlos Alcaraz vince la finale di Wimbledon (Ansa)

Londra, 14 luglio 2024 - A soli 21 anni Carlos Alcaraz porta a casa il suo quarto slam e la seconda vittoria consecutiva sul prestigioso prato di Wimbledon. Lo spagnolo ha controllato la partita sin dal primo set mettendo in grandissima difficoltà uno spento Novak Djokovic che non ha potuto fare nulla contro lo strapotere fisico e mentale del ragazzino nato a Murcia che nella giornata di oggi ha mostrato il miglior tennis di tutto il torneo.

Primo Set

Il campione in carica parte subito fortissimo portando a casa il break nel primo game (da 20 punti e durato 15 minuti). Alcaraz fa suo anche il secondo game grazie ad un servizio da oltre i 200 kmh. Djokovic pare in difficoltà anche nel terzo gioco, ma grazie al servizio limita i danni riuscendo a fare suo il game. Lo spagnolo però è un rullo compressore e in un baleno si riporta in vantaggio di due giochi. La svolta nel set arriva durante il quinto game, quando il sette volte campione di Wimbledon commette un sanguinoso doppio fallo che regala a Carlitos due break di vantaggio (4-1) che hanno il sapore della prematura sentenza. Lo spagnolo sigilla senza problemi anche il sesto game per un perentorio 5-1, mentre il linguaggio del corpo di Nole è tutto un programma. Nonostante le grandi difficoltà il serbo mantiene il turno di servizio tenendo l’avversario a zero e, vista la differenza in campo, si tratta di un evento. Alcaraz però non è il tipo che si fa sorprendere e grazie ad un turno di battuta solidissimo chiude la pratica in 40 minuti di gioco.

Secondo Set

Il secondo set si apre nello stesso modo del primo, con lo spagnolo che mette subito a segno il break con soli 6 punti. Il braccio di Alcaraz è davvero leggerissimo e fa quello che vuole nonostante due doppi falli consecutivi che però non vanno a complicare in nessun modo il suo personalissimo percorso in solitaria (2-0). La situazione in casa Djokovic pare tragica, ma il serbo con un sussulto di puro orgoglio (e con grande fatica) riesce a portarsi sul 2-1. Alcaraz in un amen ritrova il filo del discorso prendendosi pure gli applausi di un Novak che pare non avere nessuna contromossa da poter usare a suo favore. Nel quinto game Djokovic sforna il suo miglior tennis di tutta la partita, lasciando il suo avversario a zero portandosi sul 3-2 e rimanendo attaccato alla partita con le unghie e con i denti. Al rientro in campo il serbo è però troppo falloso e contro questo Carlitos nessuno se lo può permettere e così il cannibale spagnolo fa suo anche il secondo set (6-2) in appena 34 minuti di gioco.

Terzo Set

A differenza dei primi due set Djokovic riesce a vincere il primo game facendo alzare in piedi la moglie e tutto il pubblico presente che vuole una partita vera e combattuta. Nonostante gli sforzi del campionissimo serbo Alcaraz è bravo a rispondere colpo su colpo con autorità, ma l’eterno Nole resiste riuscendo a rimanere attaccato alla partita e portandosi in vantaggio prima per 3-2 per poi rimanere avanti anche sul 4-3. Ma Alcaraz pare giocare al gatto col topo commettendo, a volte, banalità (doppi falli) alternate a giocate da campione assoluto che sa quello che vuole e, infatti, nel momento decisivo del set il ragazzo di Murcia trova il break che vale più di mezzo trofeo. Nel decimo gioco Alcaraz butta via incredibilmente tre match point consecutivi con Djokovic che senza sapere come si ritrova sul 5-5 per poi passare in vantaggio sul proprio servizio di battuta 6-5. Dal punto di vista psicologico per Alcaraz potrebbe trattarsi di una batosta clamorosa, ma lo spagnolo è duro come il marmo e con autorità porta il set sul 6-6. Al tie break Djokovic prova a difendersi, ma questa volta lo spagnolo non sbaglia e porta così a casa il suo secondo Wimbledon consecutivo.

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