Berrettini a testa alta Alcaraz è un marziano Ma Matteo è tornato
di Paolo Franci
Esce a testa alta, Matteo Berrettini. Una scena che per tanto, troppo tempo, non eravamo più abituati a vedere: l’avventura del romano a Wimbledon è finita negli ottavi contro Carlos Alcaraz (3-6 6-3 6-3 6-3 ), ma a inizio torneo nessuno si sarebbe aspettato di vedere Berrettini alla seconda settimana dei Championships, dove fu finalista due anni fa. Non arrivava a Londra al 100%, anzi, con molta meno birra in corpo e dopo l’ennesimo stop: la pioggia che ha scombussolato il programma lo ha fatto scendere in campo per cinque giorni di fila (tre contro Sonego, uno con De Minaur e uno con Zverev), e davanti c’era il numero uno del tabellone. Nonostante questo, il primo set Berrettini lo aveva portato a casa grazie a un break nell’ottavo game. Poi, però, il nuovo Re di Spagna - destinato a esserlo a maggior ragione quando Nadal chiuderà la sua carriera - ha preso in mano la partita, togliendo a Berrettini i primi turni di battuta di tutto il torneo. Il match è iniziato col sole ed è finito con il tetto chiuso vista l’oscurità: neanche la breve interruzione per far scorrere la copertura (e l’illuminazione) ha però scalfito il fenomeno di Murcia che, nonostante i tre match point annullati da Berrettini, nei quarti affronterà un altro 2003 d’oro, il danese Rune. Wimbledon può e deve rappresentare un punto di ripartenza per Matteo, che a Londra sembrava non potesse neanche giocare (cosa già successa l’anno scorso, causa Covid): la famiglia al completo e Melissa Satta lo hanno accompagnato verso la rinascita, che adesso dovrà tradursi in una continuità fisica libera da infortuni, che è condizione necessaria per ripartire sul cemento americano. Un italiano nei quarti, comunque, c’è, e giocherà oggi il secondo match sul campo numero 1: Jannik Sinner affronta il russo Roman Safiullin, uno che prima di quest’anno non era mai stato a Wimbledon e che al primo colpo è subito entrato tra i primi otto. Jannik ha trovato un’autostrada in tabellone fino alla possibile semifinale con Novak Djokovic: non percorrerla sarebbe un peccato mortale, quasi imperdonabile.
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