"Dialogo tra Pietrangeli e Sinner: il passato e il presente del tennis italiano"
Dialogo tra Pietrangeli e Sinner sul tennis moderno e passato: confronto tra vittorie, aspirazioni e cambiamenti nel mondo del tennis.
"E lui, ti ha chiamato?". Dall’altra parte: "Lui chi?". E Pietrangeli: "Dio, e chi sennò? Ormai sei andato da Meloni e Mattarella, il Papa ti ha citato spesso, ci manca solo il Padre Eterno". Da numero 3 che fu al numero 3 di oggi: frammento di un diaologo tra il capitano della Davis ’76, e Jannik Sinner.
Pietrangeli che voto diamo all’azzurro per il primo torneo dopo lo slam?
"La vittoria in Australia basta e avanza. I francesi hanno un bel detto: ’intanto fallo’, Sinner è il più bravo adesso e ieri a Rotterdam lo ha confermato".
Un giocatore sogna più la vittoria Major o il n°1?
"Credo che prima di tutto per un tennista il titolo di Wimbledon sia il più prestigioso, poi la classifica".
Ci racconti cosa si prova a essere numero 3 al mondo e a vincere uno Slam, lei che ne ha centrati due.
"Una volta non c’era tutto questo tran tran con migliaia di televisioni che ti seguono. Parigi per me era la più grande aspirazione dopo Wimbledon".
E’ più difficile fare il tennista ora o quando giocava lei?
"Prima eri un talento che in palestra diventava atleta. Ora, nella maggior parte dei casi, è un po’ il contrario. La racchetta grande ha cambiato tanto: ora i tennisti sono come pesi massimi che si picchiano da fondo".
Cosa hanno in comune il Sinner di oggi e il Pietrangeli di allora?
"Niente, direste mai ’è meglio Fangio o Hamilton?’"
Cosa le piace di più di lui?
"Si diverte e lo fa vedere. E un campione nato tale, che col tempo ha scoperto cosa poteva fare e ha scelto".
Gabriele Tassi
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