Dietro il campione c’è una squadra di amici

Lo Slam firmato dalla premiata ditta Cahill-Vagnozzi. Ma l’universo Sinner è fatto di preparatori e manager come il compaesano Alex Vittur

29 gennaio 2024
Dietro il campione c’è una squadra di amici

Dietro il campione c’è una squadra di amici

"Dai, proviamo a fare qualcosa di diverso". La frase è appena captata dai microfoni sparsi per la Rod Laver Arena. Sul volto di Jannik non si vede quella "faccia da poker", quella maschera che dice di indossare per non far trasparire le emozioni ma due occhi in cerca di un conforto, davanti a un Medvedev che in quel momento sembrava un rullo compressore. Arriva il consiglio di Vagnozzi, il suo allenatore, e da quel momento svolta tutto: il set va al russo, ma è il principio di una rimonta che ha dell’incredibile. Lì si è visto il supporto della squadra del neo-campione Slam: un lavoro alle radici e al dettaglio sull’atleta fatto da un team diventato grande come una famiglia.

L’ascolano classe ’83 conosce bene i campi: è stato n° 161 Atp e si occupa della parte tecnica dell’azzurro. E’ un piccolo specialista Slam: quando allenava Cecchinato, il tennista siculo s’impose su Djokovic al Roland Garros e raggiunse la semifinale. "Un Medvedev così sulla riga di fondo, che serve l’85% di prime palle non ce lo aspettavamo: praticamente gli errori non c’erano, quindi Jannik si è trovato un po’ in difficoltà – analizza il match –, Jannik è stato bravissimo e se lo è meritato (il titolo, ndr) perché ha avuto una forza d’animo bestiale.

La coppia d’oro in panchina è completata da Darren Cahill. Ha detto recentemente di avere un ruolo di "supervisione generale", ma è anche l’uomo dei grandi nomi. In carriera ha allenato Andre Agassi a tornare in vetta alla classifica ATP nell’ultima fase della sua carriera, e infine seguendo tennisti e tenniste di altissimo livello come Simona Halep, Andy Murray, Ana Ivanovic e Fernando Verdasco. "Il mio contributo nel match è stato inferiore rispetto a quello offerto da Simone Vagnozzi, perché stava a lui trovare il modo di rimettere Jannik in pista – sottolinea Cahill –. Una volta riuscitoci, è stata solo lotta, perché Daniil è un giocatore che non molla mai. Ci siamo confrontati spesso durante il match io e Simone e abbiamo apportato qualche accorgimento ed era lui poi che riferiva questi messaggi".

Con Medvedev è stata una guerra di nervi, una partita a scacchi.E la vittoria di Jannik è figlia anche di un miglioramento tecnico tattico svolto grazie al lavoro di Riccardo Ceccarelli che si occupa di medicina dello sport e dirige a Viareggio “Formula Medicine”, centro di mental training. Con Sinner applica il “Mental Economy Training” per diminuire il carico emotivo davanti all’errore, al pensiero negativo, alla sconfitta: e i miglioramenti si sono visti, prima nella semifinale, quando Djokovic si rifaceva sotto, così come nell’ultimo atto, sotto due set a zero col russo.

La Rivoluzione Jannik passa anche per il fisico: nell’ultima stagione ha messo su 4 chili (di muscoli). Merito di un mini-team composto dal preparatore fisico Umberto Ferrara, che cura anche l’alimentazione, il fisioterapista Giacomo Naldi passato nella Virtus Bologna di basket e l’osteopata Andrea Cipolla, che ha già collaborato con Vagnozzi quando allenava Marco Cecchinato. A proposito di alimentazione, Jannik ha da poco introdotto nello staff anche il padre Hanspeter, ex cuoco, per farne lo chef personale.

Alex Vittur, 39 anni, è invece un ex tennista professionista, amico intimo di Sinner si occupa di gestire la sua immagine, a partire da quella social. Il management è invece affidato a Lawrence Frankopan, che si occupa di gestire anche i rapporti con la stampa.

g. t.

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