Forgiato dal coach di Sinner: "Vi racconto la mia favola"

Tommaso Compagnucci, 25 anni e la svolta alla sua carriera dopo l’incontro con Simone Vagnozzi: ora è stabile nelle prime 500 posizioni del ranking.

15 maggio 2024
Forgiato dal coach di Sinner: "Vi racconto la mia favola"

Forgiato dal coach di Sinner: "Vi racconto la mia favola"

Tommaso Compagnucci, 25 anni, cresciuto sui campi dello storico Circolo Claudio e Geo Giuseppucci di Macerata rappresenta l’esempio di come la perseveranza e la leggerezza costituiscono elementi indissolubili nel tennis. La sua risposta alla domanda "cosa ti piace più del tennis?" delinea marcatamente di che pasta è fatto il giocatore: "il rumore che fa la pallina quando lascia le corde, è una sensazione bellissima", risponde. Cresciuto sotto l’ala di suo fratello Nicolas, anch’egli tennista dall’ottima carriera giovanile, ha stentato e non poco ad inserirsi tra i migliori prospetti del tennis nostrano. Poi la svolta: l’incontro con Simone Vagnozzi, attuale coach di Jannik Sinner, che lo ha convinto del suo potenziale e che ad oggi lo ha portato a stabilirsi entro le prime 500 posizioni del ranking mondiale ATP.

Compagnucci, quando ha cominciato a giocare a tennis? "Quasi venti anni fa, a Macerata dove giocava mio fratello. È sempre stato un esempio per me, l’ho visto giocare e ho provato anche io: il tennis mi è piaciuto subito".

Ci sono stati momenti difficili all’inizio della sua carriera?

"Sicuramente un infortunio che ho subito. Dopo quindici, sedici anni passati a fare la stessa cosa ogni giorno, improvvisamente non poterlo fare per un tempo indeterminato è stato devastante. È come se mi fosse mancata l’aria, non è stato affatto facile. Soprattutto, non è stato semplice riprendere, perché il mio corpo non rispondeva più come prima e tutto sembrava stranissimo. Chiunque abbia vissuto un infortunio, o peggio ancora, più infortuni, può comprendere esattamente cosa intendo".

Hai mai pensato di mollare?

"Assolutamente no. Ovviamente ci sono periodi in cui hai meno fiducia in te stesso, periodi un pochino più difficili, ma la voglia di provarci tutti i giorni non mi è mai mancata e mi ha permesso di andare avanti".

Quanto è stato determinante l’incontro con Simone Vagnozzi e il suo staff?

"Cominciando a giocare i primi tornei internazionali, all’improvviso mi son trovato in una realtà completamente diversa da quella da cui venivo. Vagnozzi era stato da giocatore nei primi 150 del mondo e inoltre mi allenavo con Stefano Travaglia che all’epoca era nella top 100. Quella esperienza mi è servita: loro e lo staff mi hanno fatto capire che potevo giocare da professionista".

Il momento più bello?

"Qualcosa che, credo, nemmeno Federer e Nadal possano mai dimenticare: il primo punto ATP. Ero in Lussemburgo per un torneo, ero finito lì un po’ per caso ma poi ho giocato molto bene, sempre meglio, giorno dopo giorno: è stata una settimana fondamentale che mi ha dato ancora più fiducia nel poter competere a quei livelli".

Andrea Pongetti

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