Sinner, la fragilità del numero 1. Il forfait ai Giochi è soltanto l’ultimo. Quanti acciacchi da quando è al top

La tonsillite arriva dopo il virus, l’infortunio all’anca, l’influenza e il malore di cui ha sofferto a WImbledon. Una volta raggiunta la vetta, per Jannik sono cominciati i guai fisici: e gli haters scatenano i commenti

di DORIANO RABOTTI -
26 luglio 2024
Jannik Sinner non partecipa ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 causa tonsillite

Jannik Sinner non partecipa ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 causa tonsillite

Roma, 26 luglio 2024 – Il giorno dopo lo choc, è possibile provare a fare qualche ragionamento sensato e non solo emotivo sulla situazione di Jannik Sinner? Crediamo di sì, a patto di basarsi sui fatti e non sulle opinioni da social, che cambiano nel tempo di un clic.

Priorità. Partiamo da un presupposto, pur sapendo che non è condiviso da tutti: alla tonsillite e alla causa medica del forfait crediamo senza riserve. E aggiungiamo una considerazione: non riusciamo proprio a pensare che nella condizione di forma tecnica di questo 2024, in cui è il numero uno del ranking e l’uomo da battere, Sinner non fosse interessato a cercare una medaglia che scontata non era, ma possibile sì.

Motivazioni. Chi non crede che Sinner avesse una determinazione feroce nell’inseguire i Giochi si basa, oltre che sulla generale distanza tra il mondo del tennis e quello delle olimpiadi, su due dati di fatto del passato: rinunciò a Tokyo e anche ad una fase delicata della Davis per scelta, non per cause di forza maggiore. E poi sugli obiettivi futuri, che sul piano soprattutto economico sarebbero più allettanti. In termini di premi diretti non c’è paragone, è vero. Sul ritorno dagli sponsor invece qualche dubbio in più ce lo poniamo: chi dà soldi a Sinner sarebbe sicuramente disposto a darne di più a un campione olimpico.

Malato. In tempi di tribunali social (e anche di dottori, memorabile il post di Paolo Bertolucci: "I medici di X hanno fatto a distanza la diagnosi e la cura per @janniksin. Ringrazio io per lui"), sembra un esercizio inutile provare a convincere i giudici da tastiera. Meglio concentrarsi sui fatti, come dicevamo.

E i fatti segnalano una fragilità del campione che deve essere la vera preoccupazione di chi si appassiona per le sue imprese. L’elenco comincia a farsi inquietante: se negli anni precedenti alcuni infortuni potevano essere legati anche ad una crescita fisica non ancora completata, desta qualche timore in più il fatto che Jannik si sia fermato spesso e sia risultato cagionevole una volta arrivato al top. In questo non è come campioni del passato ai quali è stato paragonato, che da una tonsillite non si sarebbe fatti fermare. Erano altri tempi, per carità.

Ma parliamo di un atleta controllatissimo, con uno staff preparato che ne cura alimentazione e muscoli con precisione certosina, eppure è preda dei virus più spesso dei suoi colleghi. La cosa più normale da chiedersi è: da dove deriva questa sua fragilità...immunitaria, che lo penalizza in momenti importanti come Wimbledon (ha avuto un malore durante la partita poi persa contro Medvedev) o Roma (che non ha giocato per curare l’anca, ma gli è anche venuta l’influenza e ha dovuto saltare i festeggiamenti della Davis)?

Ieri capitan Volandri ha ammesso di non aver sentito Jannik. Chiaro che lui e l’Italia hanno perso chance di medaglia. Ma è più importante capire perché il campione è così fragile.

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