Jannik, stoffa da numero 1. Il mito Rod Laver è sicuro: "L’Italia è in buone mani»
L’azzurro vince uno slam al 17° tentativo, proprio come sua maestà Federer. A Melbourne ha battuto i migliori e ha interrotto il dominio di otto anni dei big 3.
Australia, terra d’incontro di traiettorie perfette fra il bravo ragazzo e il mito. Jannik batte Medvedev e si veste del mantello Slam dopo tutte le pressioni e le aspettative al limite della ’gufata’. Ma lui se ne frega e centra il bersaglio grosso al diciassettesimo tentativo mentre è poco più che un ragazzo. Guarda a caso come un certo Roger Federer. Se i presupposti sono questi la storia è già sua, il numero uno – almeno in modo matematico – però non ancora. Ma del resto lo ha detto pure il suo avversario, Daniil, stranamente sereno durante la premiazione dopo la sconfitta: "Non è certo il tuo ultimo slam". E che si sia già ritagliato un posto nel mito lo conferma anche una leggenda vivente. "Il tennis italiano è in buone mani – dice Rod Laver, l’uomo che ha vinto praticamente tutto –. Jannik Sinner ha battuto i migliori per raggiungere il suo primo Major (fermando il dominio incontrastato dei big 3 che durava dal 2015, ndr). Con il suo gioco a tutto tondo e la sua giovinezza, è destinato a vincerne molti altri. Sfortuna per Daniil, una sconfitta straziante dopo tanto duro lavoro nelle ultime due settimane. Grazie per il grande tennis".
Se lo dice Laver, di tempo ce n’è per guardare avanti e sognare ancora più in grande. La classifica è ora solo un numero per il più giovane campione slam italiano. Quel quattro, accanto alla posizione nel ranking del rosso di San Candido non rende giustizia ai contorni dell’impresa. Perché negli ultimi mesi, quei mostri della top ten l’azzurro li ha regolati tutti, uno in fila all’altro.
Uno su tutti Djokovic, battuto 3 volte su 4: dall’Europa all’Australia: dal cemento del Masters alla Coppa Davis e poi pure sotto all’Equatore, dove le stagioni sono ribaltate.
Paolo Bertolucci, sulle ali dell’entusiasmo è un fiume in piena, dice che Jannik gli ricorda Nadal, "è un alieno, per come siamo abituati con i nostri atleti con il sangue latino: lui è sempre serio, preciso, educato, è meraviglioso per la dedica che fa ai genitori. È un ragazzo normale semplice, bello avere l’opportunità di raccontarne le gesta e gioire per un successo così meraviglioso".
Già ce lo siamo
detti: da qui a poche settimane l’attacco alla posizione numero 1 di Nole è impossibile.
Pochi i punti in palio fino a marzo, quando ci sarà l’accoppiata di Miami e Indian Welles. Ma se anche lì Jannik dovesse centrare il ’Sunshine double’ difficilmente potrebbe sedersi sul trono Atp. Perché? In terra americana Nole non difende alcun punto: l’anno scorso non ha potuto giocare dal momento che non si era vaccinato contro il Covid-19. Ma questa stagione è diversa, cadute le restrizioni, ha già il biglietto pronto e nel mirino due titoli importantissimi.
Quello di Jannik è il successo di un campione nato tale e rivoluzionato da cima a fondo. Il primo acuto di chi, parole sue, è stato libero di scegliere la propria strada grazie ai genitori. Oltre il lavoro fisico fatto negli anni e l’impennata di risultati a partire dal 2023 c’è la conquista più grande: una forza mentale unica, che ieri gli ha permesso di toccare il fondo di una partita che pareva senza uscita e poi risalire fino ad accarezzare le vette dell’Olimpo del tennis. Ha vinto nel modo più bello, perché in fondo sono i trionfi più sofferti quelli che restano nelle pagine di storia. Il ragazzino si è fatto uomo e ha saputo cavalcare le difficoltà, pure quando è sembrato voler scagliare la racchetta a terra davanti a una sfida che pareva impossibile da invertire. E’ bastato un piccolo-grande suggerimento di Vagnozzi: "Proviamo a cambiare". E così è stato: coraggio a due mani e la partita si è riaperta.
L’atleta sa mettersi in discussione, le radici lo hanno fatto crescere, e la cultura del lavoro imparata grazie a due genitori modello ha portato in alto l’uomo. E state sicuri, continuerà a farlo.
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