"La doppia 'JJ' del tennis italiano: Jannik e Jasmine, due stelle in ascesa"

Il tennis italiano brilla con Jasmine Paolini e Jannik Sinner, entrambi con la 'J' nel nome. Paolini vince a Dubai, Sinner tra i top 3 del mondo. Una nuova generazione che fa sognare e porta visibilità al tennis italiano.

di PAOLO FRANCI -
12 marzo 2024

Diffile resistere ai giochi di parole se di fronte hai due ragazzi con la racchetta che condividono la ’J’ nel nome. Diversi, diversissimi, Jasmine e Jannik. Il secondo già tra le divinità della racchetta e numero 3 del mondo che studia da numero 2 - nella classifica ’Live’ di Atp lo è già, vedremo come finirà a Indian Wells - e ci ha fatto impazzire ben oltre la magnifica follia. La prima, con quel suo nome da favola disneyana, la favola se la sta vivendo davanti a un Paese, il nostro, che strabuzza gli occhi trascinandosi dietro l’intero pianeta della racchetta.

Jannik è uno che ha bruciato le tappe, lo sappiamo. Uno che ha strizzato il proprio talento nell’anfora della precocità. L’altra, Jasmine Paolini è la più giovane tennista italiana ad aver vinto un Wta di alto livello, il 1000 di Dubai, alla ’non più verde età’ - si diceva un tempo - di 28 anni. Rispettosa delle tennistiche tradizioni qui da noi, Jasmine, se pensiamo che Schiavone e Pennetta si sono passate il testimone di tennista più anziana a vincere uno Slam, saltando dai 29 anni di Francesca ai 33 di Flavia. Dunque, se il tennis brucia in fretta la carta d’identità e oggi si esplode sui vent’anni, le nostre soffrono un po’ di boomerismo ma, diamine, quando escono fuori lo fanno come questa pallottola rovente con la ’J’, reinterpretando la tradizione del tennis italiano: ma quale terra rossa! Ma quali superfici lente! I nostri big boys and girls adorano la velocità. Per dire: Jasmine ha vinto a Dubai dove la palla viaggia più spedita che negli States. Lei che è alta 1,63 ma ha sempre lavorato come se avesse dieci centimetri in più, perché sul veloce soprattutto in risposta avrebbe potuto avere dei problemi. E invece.

A rendere tutto a colori c’è il talento di questa ragazza, la ’garra’ e quel mix di culture ed effervescenza che le hanno riempito la racchetta - mamma polacca ma di padre ghanese, babbo lucchese, lei è nata a Castelnuovo Garfagnana – e il lavoro dell’ex top 20 italiano Renzo Furlan, coach che Jasmine ha avuto la fortuna di conoscere nel centro federale di Tirrenia: "Lì ho capito cosa serviva per diventare una professionista", dice lei.

La doppia ’JJ’ non solo se l’è appunta sul petto a mo’ di una fan dei Take That negli anni ’90, ma sentite un po’ che dice: "Dietro la mia vittoria c’è un lavoro di anni, ma anche l’onda collettiva della Sinnermania che ci ha fatto svoltare: Jannik ha portato il tennis al Tg1 e luce anche su noi ragazze. Prima non c’era la giusta visibilità, nemmeno quando la generazione di Pennetta, Schiavone, Vinci e Errani vinceva tornei pesanti. È una questione di cultura: non solo italiana, del mondo". Capito?

E adesso Jannik, dopo aver battuto Struff in due set, si gioca gli ottavi con Ben Shelton, talento e cornetta del telefono. Jasmine, numero 13 del mondo dopo il botto di Dubai, incrocia invece Anastasia Potapova (entrambi alle 19, in teoria, diretta Sky). E si sogna ancora, come fa il presidente della Fitp BInaghi: "In 113 anni di storia mai vissuto un momento così". Eh beh, in due mesi e rotti è arrivato un titolo Slam con Sinner, un Wta 1000 con Paolini, un 500 (Jannik a Rotterdam), un 250 con Darderi a Cordoba e 4 Challenger con Mager, Napolitano e due di Gigante. Senza dimenticare i titoli di doppio a Buenos Aires di Vavassori-Bolelli e di Paolini-Errani a Linz. Con l’insalatiera della Davis sullo sfondo. Ah no, scusate, quella era l’anno scorso...

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