La lezione di Schiavone: "Sinner mi assomiglia. A Parigi sarà favorito"

La campionessa Slam e la seconda vita alla guida del suo ’laboratorio di talenti’ "Jannik ama la fatica come me, pazienza e lavoro sono le qualità di un campione"

di GABRIELE TASSI -
25 aprile 2024
Francesca Schiavone

Francesca Schiavone

Roma, 25 aprile 2024 – Ogni mattina un campione si alza dal letto sapendo "di dover ricominciare da capo e fare ancora meglio". Così parlò la ’Leonessa’ Francesca Schiavone, un Roland Garros sugli scaffali di casa e tre Fed Cup nel curriculum, oggi impegnata a plasmare le stelle del tennis del futuro sull’onda di Jannik Sinner & Co. E c’è tanto in comune fra il passato della Leonessa dal rovescio magnifico e il rosso di Sesto Pusteria che ha incantato il mondo, non solo del tennis: "Ama lavorare, ama far fatica come piaceva a me. E questo farà la differenza per sempre".

Francesca, lei ha recentemente tagliato il nastro a Varese dello ’Schiavone team Lab’, un laboratorio per i campioni del futuro, insegnerà oltre i suoi valori sportivi anche quelli alla Jannik?

"L’idea è quella di costruire degli ’abiti’ su misura per i ragazzi, lavorando su qualità e crescita umana per estrarre il massimo della loro espressione. Come fossero i valori di una grande famiglia ogni bambino verrà accolto nella nostra scuola con grande rispetto. L’attività sportiva dei professionisti avrà inizio a Varese da settembre. Lo Schiavone Team Lab ospiterà diversi open day gratuiti. Inoltre, i primi 20 iscritti allo Young Lab avranno la possibilità di giocare con me in una giornata, sabato 5 ottobre, dedicata a loro.".

Ma questi valori di chi sono figli?

"Arrivano da me e da tutte le persone che credono in quanto sviluppato in tutta la mia carriera, ovvero Fabio Cibien, Lorenzo Frigerio e Sergio Bugada".

La vedremo dietro una scrivania o il suo posto è sempre il campo?

"Il campo non si lascia. Sono da poco tornata dall’Inghilterra dove ho seguito alcuni tornei under 18. Ho atleti interessanti ed è per questo che mi sto muovendo anche in Europa per far fiorire qualche talento e piano piano sviluppare la parte giovanile del ’Lab’. Noi siamo pronti per accogliere professionisti, ma il numero sarà selezionato perché siamo pochi...ma buoni".

Si parla di una grande crescita del movimento tennistico grazie ai nostri campioni, si vede davvero nei numeri?

"E’ un dato di fatto che l’attenzione si sia alzata del 20-30%, mi sto davvero godendo quest’ondata di passione".

Gran parte del merito ce l’ha sicuramente Sinner...

"E’ un ragazzo che mi piace moltissimo, non solo per il suo carattere, ma in particolare per l’impegno e la voglia di faticare, giorno dopo giorno, per raggiungere i propri obiettivi. E’ il mestiere di un campione lavorare sempre sulla fatica e sul fuoco che si ha dentro".

L’esordio sulla terra di Jannik ha dato buoni segnali, nonostante la sconfitta con Tsitsipas a Montecarlo, ha influito la stanchezza?

"Sicuramente la stanchezza accumulata dopo le 12 partite in 4 settimane in America ha fatto la sua parte. Aggiungiamo, poi, il cambio di superficie che impegna molto fisicamente, e i cambiamenti tattici da apportare giocando sulla terra. Sono dell’idea che Sinner avrebbe potuto comunque battere Tsitsipas, visto il grande livello di tennis e di fiducia che ha sviluppato in questi anni e l’accelerazione degli ultimi 6 mesi. La sconfitta fa parte del gioco e Sinner lo sa: avrà modo di rifarsi".

Quindi sarà lui ancora l’uomo da battere?

"Sì, con rispetto e professionalità, dico che è Sinner il favorito a Parigi. Nonostante le maggiori difficoltà che dovrà affrontare, non essendo la superficie che lo fa spiccare, le grandi capacità di un campione sono l’adattamento e la fiducia in se stesso. È bellissimo avere un italiano quasi in vetta".

Lei che ha vinto il Roland Garros, ci sveli qualche segreto dello slam su terra.

"La pazienza è il segreto di chi vince sulla terra. Servono umiltà e lavoro per tirar fuori questa caratteristica, mantenendo però la propria identità. Sulla terra vince il più intelligente, bisogna dare tutto e risposare tanto".

E Jannik questo lavoro è riuscito a farlo?

"Sì, con la sua crescita fisica e tattica è riuscito a vincere in modo strategico e intelligente. E’ maturato, e ora riesce ad allungare gli scambi, muovendola palla con grande pazienza".

Chi sono, oltre a Sinner, i tennisti che la colpiscono di più al momento?

"Sono molto curiosa di vedere come e se cambierà il tennis di Djokovic dopo aver lasciato Ivanisevic: mi attendo la reazione del campione. Tra le donne azzurre mi colpisce sicuramente Jasmine Paolini: anche lei in questi anni ha fatto un grande lavoro di fatica, ora si vedono i risultati".

Vada avanti.

"Sempre tra le donne, mi piace molto Coco Gauff perché ha una serie di soluzioni tecniche e tattiche a mio avviso ancora un po’ inespresse. Anche Sabalenka, conosciuta quando ancora giocavo, la vedo molto migliorata negli ultimi anni".

Berrettini si è aperto e ha parlato di "depressione", nel periodo dell’infortunio. Cosa accade nella testa dei tennisti?

"Posso comprendere Matteo, a tutti giocatori di altissimo livello sono capitate cose simili. Sei sempre sotto i riflettori, ogni giorno devi guardarti allo specchio e dire ’ho dato tutto, sono in pace con me stesso’. E bisogna farlo anche quando è buio e quando fa male".

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