Moutet fa il Chang, ma Sinner c’è. Jannik a due passi dal numero uno
Il francese pericoloso con palle corte e servizi da sotto. Ora ai quarti Dimitrov. Alle 16 Djokovic-Cerundolo
Ci mancava solo la battuta da sotto. Sinner-Moutet come un deja vu, ve li ricordate i magnifici Ottanta? Correva l’anno 1989 e un certo Michael Chang faceva impazzire Ivan Lendl per cinque lunghissimi set. Il titano e il carneade, una partita che il rosso di San Candido ieri ci ha messo un bel po’ a digerire e a vincere con un 2-6, 6-3, 6-2, 6-1, con tutti i cambi di ritmo del francese dal tennis un po’ naif e senza ritmo.
Sicuramente complicato, con Jannik in grossa difficoltà nel primo set, fra errori e colpi vincenti quasi impossibili da trovare sulla palla senza peso del transalpino. Nel primo parziale si sfiora il cappotto: a Moutet riesce praticamente tutto nella bolgia del Philippe Chatrier. L’azzurro quasi non gioca fino allo 0-5, poi riesce a sbloccarsi: perde 6-2, ma è un trampolino di lancio per il parziale successivo. Ci sono voluti quaranta minuti buoni per prendere le misure all’avversario, per gran parte dei primi giochi manca completamente il timing sulla palla, i doppi falli sono un po’ troppi e il transalpino imperversa con palle corte taglia gambe. Inevitabile pensare a quella partita leggendaria di 35 anni fa: proprio su questi campi Chang era riuscito a entrare nella testa del ceco di ghiaccio, restando imbrigliato nel suo gioco Lendl era sembrato improvvisamente più debole.
Ma Sinner evidentemente trova una risposta mentre con lo sguardo un po’ smarrito si rivolge al proprio angolo. I colpi cominciano a girare e ricompaiono discese a rete e palle corte nel suo arsenale. E sul 3-1 nel terzo set Moutet le prova tutte: serve da sotto (e qui nemmeno il suo pubblico la prende benissimo), taglia lo scambio con la palla corta al secondo colpo.
Jannik però ha imparato a gestire le distrazioni come quelle che il francese inserisce nel suo gioco. Più passa il tempo e meglio serve l’altoatesino, bravo a non perdere la calma dopo un primo set disastroso (per i suoi standard). Salire due a uno nei parziali è una pura formalità ritrovata la giusta velocità di crociera.
Nel quarto, Jannik parte subito con il break, e il transalpino continua lo show con battute da sotto (incappa pure in un fallo di piede) e palle corte che non sortiscono più l’effetto sorpresa degli inizi. Sinner chiude e vola ai quarti di finale per la seconda volta dal 2020. Lo attende (probabilmente martedì) una ‘vecchia’ conoscenza, Grigor Dimitrov. Il bulgaro si è liberato in tre set lottati (7-6, 6-4, 7-6) di un cliente scomodo come Hubi Hurkacz oltretutto grande amico di Jannik. L’azzurro però quest’anno ha già incontrato l’ex baby Federer, e lo ha battuto senza problemi (6-3, 6-1) nella finale di Miami. La terra non piace particolarmente a nessuno dei due, né ne esalta le caratteristiche tennistiche. Di certo c’è che un Dimitrov in stato di grazia non è un avversario da sottovalutare (soprattutto perché con l’azzurro sulla terra ha già vinto), ma il 22enne altoatesino – e la partita di ieri sera lo dimostra -, non è certo il tipo da farsi spaventare. Sinner si ritrova a due soli passi dalla certezza di diventare numero 1 al mondo: se arriverà in finale il trono del tennis sarà suo, anche se Nole (impegnato oggi alle 16 con Cerundolo) vincerà il titolo. Le partite del Roland Garros sono in diretta su Eurosport.
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