Nadal all’ultimo ballo romano: “Qui mi sono sempre sentito a casa. Peccato per Sinner”

Il campione spagnolo debutterà contro il belga Bergs: “Sto bene, ci proverò fino in fondo. L’assenza di Jannik è pesante per il torneo, ma gli infortuni ci sono sempre stati: lui e Alcaraz hanno il tempo per rifarsi”

di DORIANO RABOTTI -
8 maggio 2024
Rafa Nadal in allenamento a Roma

Rafa Nadal in allenamento a Roma

“Lo so che l'assenza di Sinner, per tutto quello che rappresenta Jannik non solo in Italia in questo momento, è qualcosa di terribile. Ma lui e Alcaraz sono giovani e avranno tempo di rifarsi. Gli infortuni ci sono sempre stati, fanno parte del gioco. Io lo so bene”.

Rafa Nadal non si nasconde, al momento di ricevere quello che sarà quasi sicuramente l’ultimo abbraccio di Roma (nel pomeriggio si allenerà a Piazza del Popolo), l’ultima partecipazione agli Internazionali del Foro Italico.

L’età (sono 37) lo aiuta a mettere le cose nella giusta prospettiva: “Sono anni che si parla dei problemi degli infortuni, non venite a dirlo a me che di tornei ne ho dovuti saltare parecchi. Non ho una soluzione per questo problema, ma so che è una cosa inevitabile: se porti il tuo corpo sempre al limite, puoi infortunarti. Se giochi tanti tornei consecutivi, puoi infortunarti. Se giochi su superfici più dure, puoi infortunarti. Ovviamente ci sono di mezzo lo sport, il business e gli atleti: noi sappiamo che corriamo questo rischio, ma lo accettiamo perché fa parte del gioco al quale vogliamo partecipare”.

Limpido come un rovescio all’incrocio delle righe. E Rafa, che a Roma è uno dei beniamini avendo vinto il torneo dieci volte, l’ultima tre anni fa, non nasconde le emozioni, ma mantiene anche la giusta lucidità: “Mancavo da Roma da un po', è sempre una grande emozione. Questo era uno dei tornei che sognavo di vincere quando ero bambino, la prima volta che ci sono riuscito è stato incredibile. Ho ricordi molto vivi soprattutto delle prime vittorie, e di quelle sfide lunghissime al meglio dei cinque set che caratterizzavano anche i Master 1000 fino a un po’ di tempo fa, sono quelle le partite che rimangono nel cuore anche dei tifosi”.

Gli chiediamo se sente qualcosa di diverso nel rispetto di avversari e pubblico, in questo anno che è una sorta di ‘farewell tour’, di grande saluto globale: “Onestamente no, ma il motivo è semplice: mi sono sempre sentito rispettato, mi hanno sempre trattato bene, quindi non sento la differenza. So bene che il mio corpo non mi permette di fare tutto quello che facevo una volta, ma l’atteggiamento degli altri non è cambiato”.

Al momento, il suo corpo trasmette sensazioni positive: “Sto migliorando, ci proverò. So benissimo che ogni partita per me adesso è più difficile di un tempo, ma sia la forma fisica che il mio tennis stanno migliorando. Un mese fa non avrei mai creduto che avrei potuto giocare a Barcellona e poi a Madrid e poi a Roma, e invece sono qui. E anche se è difficile, sono qui per dare tutto e giocarmela. La mia crescita non è una linea regolare, ci sono alti e bassi, ma la tendenza è verso il miglioramento. E allora, perché no?”.

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