Nadal, il mito si congeda. Un uomo oltre il fenomeno dritto al cuore della gente

Il 22 volte vincitore Slam, fermato dagli infortuni, si ritira a 38 anni. L’ultimo atto della sua carriera alle finali di Coppa Davis in novembre. .

di LEO TURRINI -
11 ottobre 2024
Nadal, il mito si congeda. Un uomo oltre il fenomeno dritto al cuore della gente

Rafael Nadal, 38 anni, viene salutato dall’ovazione del pubblico alle Olimpiadi di Parigi. Resteranno i suoi ultimi Giochi

C’è una cosa che debbo spiegare subito ai miei quattro lettori, raccontando l’addio al tennis di Rafa Nadal. E vi assicuro che lo sport e i record con la racchetta c’entrano fino ad un certo punto. Sono, cioè, un punto di partenza. Non un traguardo.

Sapete cosa rende leggendario il Campione, cosa ne fa un Eroe con la maiuscola? Non un gol, non uno smash, non una schiacciata. Bensì l’indicibile, quasi inspiegabile capacità di conquistare le anime della gente comune.

Rafa Nadal non è stato semplicemente un tennista. Così come Pelé e Maradona non furono solo calciatori e Coppi e Pantani non sono stati soltanto ciclisti e Kobe Bryant non era esclusivamente un asso del basket e Valentino Rossi non rimane nella memoria collettiva per le imprese in sella ad una motocicletta.

No, no. Nadal, come i soggetti che ho citato alla rinfusa, interessava e coinvolgeva anche chi di fronte ad una sfida tennistica si annoiava, si distraeva. Ma di lui “voleva” sapere, perché d’istinto l’essere umano coglie l’unicità nel prossimo. Guardi il fuoriclasse e vedi oltre l’immagine riflessa del Fenomeno: cioè vai dentro lo specchio e vedi la vita.

E già, qui ci vorrebbe Omero, non un modesto gregario della penna come me. Ci vorrebbe un poeta della antica Grecia, per uscire dalla banalità delle statistiche. Che narrano quanto segue: 22 Slam in carriera tra cui 14 Roland Garros, due Wimbledon, due Australian Open e quattro Us Open, 36 Masters 1000, due medaglie d’oro alle Olimpiadi e cinque Coppe Davis, 92 titoli Atp e 1080 vittorie nel circuito.

Oh, sicuro: numeri da paura! Ma mica ha troppo senso chiederci, qui e ora, se sia stato più grande Rafa o il suo gemello Federer o ancora se invece non sia stato più bravo Djoko. Hai voglia: sono discorsi da bar, rispettabilissimi, però inadeguati dinanzi al congedo di un Mito. Quando Ulisse tentò di varcare le Colonne d’Ercole, beh, Dante non fece la contabilità dei nemici uccisi: perché c’era altro, oltre.

Io, che scrivo qui e so zero di tennis, l’ho compresa, questa realtà profonda, in un pomeriggio dell’ultima estate. Fu, oserei affermare, una rivelazione mistica.

Ecco qua. Olimpiade di Parigi. Roland Garros. Ottavo di finale del torneo maschile. In teoria, una partita da niente. Una nota a piè di pagina nel romanzo a cinque cerchi. No, invece. Un sorteggio beffardo opponeva Nole a Rafa. Djokovic a Nadal. Monumenti a confronto. Un confronto impari, perché il serbo puntava all’oro, che poi avrebbe vinto, mentre lo spagnolo trascinava i suoi resti sulla terra rossa che tanto aveva amato.

Si può piangere sommessamente di fronte a un brandello di cronaca, a un frammento di memoria, allo sbrindellamento di un cuore? Si può, fidatevi. Perché è capitato a me e non solo a me.

Un tam tam esoterico aveva convocato il popolo ai bordi dell’arena. C’eravamo tutti. Anche gli ignoranti di tennis, quorum ego. Era l’ultima volta di Nadal al Roland Garros. Lo sapevamo, sapevamo che l’eterno matador era diventato il toro sfinito. Ma non volevamo vederlo sportivamente morire, pur sapendo che sarebbe accaduto, inesorabilmente.

Rafa Nadal è stato tutto questo. È stato capace di tutto questo. Vi diranno che è stato un cittadino modello perché ha sempre regolarmente pagato le tasse in Spagna, senza scappare in paradisi fiscali. Ed è vero e gli fa onore. Vi ricorderanno le sue lacrime da bambino quando l’amico Federer chiuse carriera giocando in doppio insieme a lui. Ed è vero anche questo. Vi diranno che è stato un Campionissimo e sfido chiunque a sollevare obiezioni.

Eppure. Eppure, tutto ciò appartiene al contesto, al contorno, al dettaglio che è premessa del tutto ma che non contiene tutto.

Rafa Nadal è stato, invece, il figlio, il nipote, l’amico che ognuno di noi avrebbe voluto avere.

E sta qui, credetemi, il senso finale di una Storia.

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