Per Moorhouse, Ceo di Itia, non c’è stata anomalia nel comunicare dopo mesi la sospensione provvisoria. "Caso Sinner, nessuna violazione delle regole»
Il caso di doping di Jannik Sinner è chiuso, con il numero uno del mondo che ha patteggiato tre mesi...

Lo sport del tennis - foto di archivio
Il caso di doping di Jannik Sinner è chiuso, con il numero uno del mondo che ha patteggiato tre mesi di stop. Ma continua a fare discutere. Ad un anno dalla positività ad uno steroide anabolizzante della stella azzurra, Karen Moorhouse, Ceo dell’International Tennis Integrity Agency (Itia), assicura di sentirsi "assolutamente a proprio agio" con la gestione del caso. Nonostante le critiche nate, ad esempio, dal ritardo di diversi mesi tra i test positivi di Sinner e Iga Swiatek e la loro comunicazione da parte dell’Itia.
"I problemi di comunicazione che hanno circondato il caso potrebbero aver rivelato un malinteso sulle nostre regole in merito all’annuncio di test positivi e sospensioni provvisorie – spiega Moorhouse –. Si é erroneamente creduto che stessimo annunciando test positivi, quando in realtà stavamo annunciando sospensioni provvisorie. In entrambi i casi, le regole sono state rispettate. Poiché i ricorsi hanno avuto successo, le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche. Le nostre regole – precisa il Ceo di Itia – si basano sul Codice mondiale antidoping. Ma la maggior parte dei reati in questione implica l’intenzione (di dopare, ndr). Nel caso Sinner, secondo la consulenza legale ricevuta, non c’era alcuna giustificazione per perseguire penalmente l’entourage. Non c’è stata alcuna violazione delle regole del programma antidoping del tennis".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su