Ranking ATP, da Nastase a Sinner: i numeri uno dal 1973 ad oggi

L’altoatesino che ha raccolto l’eredità di Djokovic, un italiano per la prima volta a guidare il tennis mondiale

di GIANLUCA SEPE
8 giugno 2024
Andy Murray, Novak Djokovic, Roger Federer e Rafael Nadal

Andy Murray, Novak Djokovic, Roger Federer e Rafael Nadal

Roma, 8 giugno 2024 – Il Re è morto, viva il Re. L’uscita di scena di Novak Djokovic per infortunio al Roland Garros ha sancito non solo la fine della sua avventura nello Slam parigino ma anche l’addio al vertice della classifica del tennis mondiale, con il ranking ATP che ha accolto l’altoatesino come nuovo numero uno del mondo. Un italiano per la prima volta al comando della classifica della racchetta maschile, il ventinovesimo numero uno dal 1973 ad oggi, da quando c’è un computer a calcolare l’ordine del tennis mondiale. Il primo a comandare il ranking ATP fu Ilie Nastase, giocatore rumeno che per 40 settimane fu al vertice della classifica da fine agosto del 1973 a giugno del 1974. Dopo di lui un breve regno australiano, con John Newcombe che per 8 settimane ha guardato tutti dall’alto in basso (giugno-luglio 1974), seguito dall’inizio di una serie di nomi altisonanti: il primo della lista fu Jimmy Connors, l’americano che per nove volte è riuscito a tornare al vertice del ranking ATP, cominciando il 29 luglio del 1974 con 268 settimane complessive da numero uno contando i vari ritorni. Poi una brevissima parentesi per Bjorn Borg, la macchina da guerra svedese che dopo una sola settimana da numero uno nella sua prima esperienza al comando del tennis mondiale, totalizzò poi un complessivo di 109 settimane da numero uno, seguito inesorabilmente da The Genius, quel John Mcenroe con il quale ci fu una rivalità storica per il tennis che è stata raccontata nei film ed è scritta nella storia dello sport internazionale. L’americano fu numero uno per la prima volta il 3 marzo del 1980, rimanendo sulla breccia per 15 anni, con 170 settimane in vetta, l’ultima volta a settembre 1985.

Nella lotta tutta americana tra McEnroe e Connors si fece largo a metà anni Ottanta anche Ivan Lendl, di origini cecoslovacche ma anch’egli con passaporto statunitense che conquisterà la vetta del ranking nel 1983 per poi riprendersela a più riprese fino al 1990 per un totale di 270 settimane da numero uno. Dopo gli US Open del 1988 il re del ranking ATP rispondeva al nome di Mats Wilander, un altro svedese al comando che per 20 settimane rimase ai vertici, fino al gennaio del 1989, seguito da un altro svedese, Stefan Edberg che è stato numero uno per 72 settimane, debuttando come primo giocatore del ranking ad agosto 1990. Dalla Svezia alla Germania, con Boris Becker, numero uno per sole 12 settimane (primo numero uno da gennaio 1991). Tra i numeri uno degli anni Novanta, il dominio Usa è stato possibile anche grazie a Jim Courier, 58 settimane al vertice partendo dal febbraio del 1992, che ha aperto la strada al lungo dominio di Pete Sampras: al vertice per la prima volta nell’aprile del 1993, il tennista americano sarà una delle stelle di quel periodo grazie alla sua classe, arrivando spesso a incrociare la racchetta con un altro fuoriclasse, tutto genio e sregolatezza, che rispondeva al nome di Andre Agassi che era riuscito a scalare la classifica per la prima volta nell’aprile del 1995, riuscendo a rimanere a più riprese al comando per 101 settimane. Il dominio a stelle e strisce di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta è stato interrotto nel 1996 da Thomas Muster, austriaco che per sole 6 settimane si è goduto la vetta della classifica ATP, seguito da un altrettanto breve regno del cileno Marcelo Rios, a marzo del 1998 per poi lasciare lo scettro all’ancor più fugace reame dello spagnolo Carlos Moya (solo due settimane al comando a marzo 1999). Proseguendo il trend di fine anni Novanta, primi anni Duemila, anche Evgenij Kafelnikov è stato al vertice per un periodo di sole sei settimane, con inizio a maggio 1999, seguito da una sola settimana dell’australiano Pat Rafter sempre nel ’99 fino ad un altro breve regno, quello del talentuosissimo Marat Safin, numero uno nel novembre del 2000 per 9 settimane totali. Più lungo il periodo al vertice del brasiliano Gustavo “Guga” Kuerten, che per 43 settimane a fine ’00 ha occupato il trono del ranking ATP, seguito da un altro talentuoso giocatore dalle alterne fortune, l’australiano Lleyton Hewitt (80 settimane al vertice) che prese in mano lo scettro del tennis da fine novembre del 2001, lasciando poi spazio a Juan Carlos Ferrero nel 2003, solo 8 settimane in vetta. Il ritorno degli Stati Uniti al vertice è coinciso nello stesso anno con l’arrivo di Andy Roddick, 13 settimane di dominio e primo dei Big 4, il preludio al lungo dominio di sua Maestà Roger Federer. Lo svizzero, numero uno per la prima volta dal febbraio 2004, ha dominato e incantato il mondo grazie alla sua classe e ai suoi colpi. Per 310 settimane e a più riprese, l’elvetico ha saputo rimanere saldo al comando in una sfida perpetua con Rafa Nadal prima e Novak Djokovic poi. Tra il fenomeno di Manacor, 209 settimane da re del ranking (la prima ad agosto 2008) e il serbo, recordman con 429 settimane in vetta (prima volta a luglio 2011), il ranking ha avuto modo di apprezzare anche il quarto dei Fab Four, Andy Murray che ha avuto il suo momento di gloria a novembre 2016 per 41 settimane. Per la prima volta dal 2004, il dominio dei fantastici quattro si interrompe a febbraio 2022, con l’arrivo di Daniil Medvedev. Il russo rimane primo per 16 settimane, con un passaggio da primato al vertice anche per Carlos Alcaraz che a settembre 2022, a soli 20 anni, diventa il più giovane di sempre in testa alla classifica (25 settimane da re). E ora, dal prossimo 10 giugno, inizierà ufficialmente l’era Sinner che al termine del Roland Garros diventerà il primo italiano sul tetto del mondo. Un record che l’altoatesino ha intenzione di fare suo e mantenere a lungo.

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