Ricorso contro Sinner, la Wada prende tempo

L’agenzia antidoping ha richiesto documenti sulla sentenza di assoluzione, ora può presentare appello fino a fine settembre

di DORIANO RABOTTI -
11 settembre 2024
Ricorso contro Sinner, la Wada prende tempo

Jannik Sinner con il trofeo dello Us Open vinto domenica a New York: dovrà aspettare ancora un paio di settimane per conoscere la decisione della Wada

Ci vorranno ancora almeno un paio di settimane, per mettere la parola fine sulla vicenda Clostebol. Ieri a un certo punto alla notizia arrivata dal Tas di Losanna ci eravamo tutti aggrappati con la stessa determinazione che usa un Kyrgios con le polemiche gratuite, per capirci: il ricorso della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, non è arrivato entro la mezzanotte di lunedì, quindi sono scaduti i termini (21 giorni dal 19 agosto) e Jannik Sinner è definitivamente libero.

Sbagliato, era un’illusione ottica. Sinner, atteso in Italia in questi giorni e domenica a Bologna come spettatore alla Davis, dovrà aspettare probabilmente fino alla fine di settembre, per sapere se la Wada ha intenzione di far ricorso oppure no.

Onestamente, sarebbe molto strano se questo accadesse, come spiegheremo più avanti, ma non si può mai dire. Intanto ieri subito dopo la speranza ’fake’ è arrivata la precisazione da fonti Wada: l’agenzia ha richiesto dopo la sentenza un supplemento di documentazione all’Itia, l’antidoping del tennis, quindi i 21 giorni di tempo (su questo il codice mondiale antidoping è chiaro, al punto 13.2.3.5) partono dal giorno in cui è arrivata quella documentazione, non la sentenza.

Quando è arrivata? Né Wada né Itia forniscono la data precisa, ma si tratta di un giorno della settimana scorsa, quindi comunque fino a fine settembre Sinner è ancora sulla graticola di un potenziale appello (e teoricamente ancora squalificabile).

La Nado, l’agenzia antidoping italiana, non ha presentato richieste aggiuntive e neanche ricorso, era l’unico soggetto oltre alla Wada a poterlo fare.

Quindi resta solo la Wada: perché potrebbe volersi opporre a un procedimento già ’chiuso’, anche se da parte di un organismo che ha alcune regole proprie come l’antidoping del tennis?

Il punto in discussione sarebbe quello della responsabilità di Sinner nella scelta dei collaboratori, ma è inutile sbilanciarsi fino a quando non si avranno certezze. Di sicuro i tre esperti interpellati dalla corte di Sport Resolution che hanno ’assolto’ Jannik sono riconosciuti come attendibili dalla Wada: Jean-François Naud è il direttore del laboratorio Wada di Montreal, Xavier de la Torre è vicedirettore scientifico di quello di Roma, David Cowan era direttore del laboratorio di Londra. Può la Wada ’attaccare’ il verdetto di luminari di cui evidentemente si fida parecchio? Sembra dura, ma chissà.

Ieri sul tema sono intervenuti a Bologna il presidente della federtennis italiana Angelo Binaghi ("Sinner è vittima di un errore di un altro, restiamo in attesa della decisione della Wada sul ricorso") e il presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi: "rimaniamo in attesa e lasciamo che gli altri organi competetenti facciano il loro lavoro".

Attendiamo quindi.

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