Sinner e il ricorso della Wada: i precedenti che potrebbero sfavorire Jannik
L’agenzia mondiale antidoping si appella contro l’assoluzione dell’Itia nel caso Clostebol e suggerisce 1-2 anni di stop per il tennista azzurro
Il primo riguarda la decisione di appellarsi contro una sentenza che porta la ’firma’ di consulenti esperti interpellati dal tribunale indipendente su richiesta della Itia, ovvero di Jean-François Naud e Xavier de la Torre, direttori dei laboratori Wada di Montreal e Roma, e di David Cowan, professore emerito presso il King’s College di Londra, ex capo del laboratorio Wada britannico. La Wada ha fatto ricorso contro la credibilità di tre suoi... dipendenti o ex dipendenti.
Schwazer
La Wada è nota agli italiani soprattutto per il caso del marciatore Alex Schwazer, squalificato per doping e mai riammesso nonostante una sentenza del Tribunale di Bolzano nel 2021 lo avesse assolto per “non aver commesso il fatto”. Il gip alto-atesino scrisse nella sentenza che le provette di Schwazer erano state manipolate nei laboratori di Stoccarda o Colonia. Ma neanche una sentenza della giustizia ordinaria fece ottenere a Schwazer uno sconto di pena: gli furono negati i Giochi di Tokyo e di Parigi.
I precedenti
Sul sito dell’Aips, l’associazione mondiale dei giornalisti sportivi, il presidente Gianni Merlo ieri ha ricordato due precedenti che potrebbero essere tenuti in considerazione durante l’appello, e riguardano due sciatori norvegesi. Therese Johaug prese proprio il Trofodermin, lo stesso farmaco usato sui piedi di Sinner, per curarsi labbra screpolate, chiedendo al suo preparatore se si trattasse di un farmaco proibito: la Federsci mondiale riconobbe il doping involontario ma l’atleta fu squalificata, e la sua pena poi aumentata dal Cas da 13 a 18 mesi, perché essersi rivolta a un professionista qualificato non fu ritenuto sufficiente per cancellarne la responsabilità individuale. Il fondista Martin Johnsrud Sundby, inizialmente assolto dopo due positività al salbutamolo contenuto in un farmaco contro l’asma, si vide cancellare nel 2015 le vittorie in Coppa del Mondo e Tour de Ski nonostante ci fossero “giustificazioni mediche e un grado di colpa leggero”.
La federazione riconobbe che quello di Sundby non era doping intenzionale, ma aveva sbagliato ad accettare un “discutibile consiglio medico sulla somministrazione al di fuori di un ospedale”.
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