Sinner, c’è Nole per il passaggio di consegne. Variazioni e super servizio la ricetta vincente

Australian Open, in semifinale la sfida che è ormai un classico. L’altoatesino è rimasto in campo tre ore in meno di Djokovic

di GABRIELE TASSI -
25 gennaio 2024
Sinner, c’è Nole per il passaggio di consegne. Variazioni e super servizio la ricetta vincente

Sinner, c’è Nole per il passaggio di consegne. Variazioni e super servizio la ricetta vincente

Jannik, il ragazzo meraviglia sogna il passaggio di consegne. Robin che vuole diventare Batman e prendersi il posto da protagonista nel gota del tennis. Djokovic-Sinner non è solo una sfida generazionale, ma un rematch del dualismo spettacolare visto negli ultimi mesi: in palio c’è l’ultimo atto degli Australian Open. Un botta e risposta fra il campione serbo e il numero quattro al mondo: la vittoria dell’azzurro nel round robin del Masters, la rivincita del ’Djoker’ in finale. Poi il colpo da maestro: Sinner lo ribatte, non una, ma ben due volte (prima in singolo e poi in doppio), nella semifinale di una Coppa Davis che diventerà poi storia.

"Sono felice di trovarlo (nole, ndr) nella fase finale del torneo – ha detto ieri Sinner, dopo aver archiviato la pratica Rublev –, sarà una partita difficile, ma in fondo mi alleno per questo" (Si gioca nella notte fra oggi e domani, probabilmente 4.30 o alle 9 di mattina, orario ufficiale ancora da definire). La voce è di un campione già fatto, anche se i bookie a dirla tutta non gli sorridono: Su 888sport, riporta Agipronews, le chance di vittoria per il numero uno italiano sono offerte a 2,70 contro l’1,45 del serbo. L’ultima volta slam? Sempre semifinale, a Wibledon. Djokovic vinse 3 set a zero, ma di acqua sotto i ponti ne è passata. Non solo gli ultimi precedenti sorridono all’altoatesino, ma è rimasto in campo oltre tre ore in meno di Djokovic. I match finiti al quarto set contro Prizmic, Popiryn e Fritz, lo hanno fatto sudare sul cemento australiano per quindi ore e mezzo. Ventidue primavere contro 36: Sinner dovrebbe arrivare più fresco, appurato che il dolore addominale avvertito con Rublev non era nulla di serio. Il carburante del serbo? Sarà la sete di rivincita, quel desiderio di supremazia che lo ha fatto il più titolato a livello slam, pronto a ribaltare ogni pronostico.

Dalla parte dell’azzurro c’è la rivoluzione Vagnozzi-Cahill e un gioco, già solidissimo e potente da fondo, che si è arricchito di cambi di ritmo e una maggiore confidenza con la rete e con il servizio. Si giocherà su nervi e numeri: percentuali di prime in campo, errori, profondità dei colpi. In quegli attimi si capirà se è già l’ora del passaggio di consegne. Spettacolo anche nell’altra semifinale: Medvedev, dopo una maratona contro Hurkacz, trova un ritrovato Zverev, capace di battere Alcaraz in 4 set.

Si è giocata nella notte italiana anche un’altra semifinale a tinte azzurre. Quella della coppia Bolelli-Vavassori, impegnati contro Hanfmann-Koepfer. Il tennista bolognese ha alzato il trofeo nel 2015 assieme a Fognini.

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