Sinner è il numero uno dell’anno. "Era il mio sogno sin da bambino». Con Nole altra sfida tra generazioni

A Shanghai Jannik batte Machac, va in finale contro Djokovic (10.30) e si assicura la vetta del ranking fino al 2025. Il serbo è uscito acciaccato dalla partita vinta contro Fritz, ma oggi può conquistare il suo centesimo trofeo.

di GABRIELE TASSI -
13 ottobre 2024
"Era il mio sogno sin da bambino". Con Nole altra sfida tra generazioni

Novak Djokovic, 37 anni, esulta dopo la sofferta partita contro Taylor Fritz

Nel destino di un numero 1 c’è il paragone inevitabile con la leggenda. Quella dei ’grandi tre’ con Djokovic a reggere il testimone dell’ultimo della specie. Ecco perché confronto fra Jannik e Nole in finale a Shanghai è molto più di un match che sa di passaggio di consegne. Ottava volta all’ultimo atto di un torneo, terza in un Master mille, con le vittorie stagionali che volano all’astronomico numero 64. Ma sopratutto, il successo su Machac di ieri (6-3, 7-5) è una prova di forza che permetterà a Jannik di chiudere l’anno da primo in vetta al ranking. Inutile dire che prima d’ora nessun italiano ci era mai riuscito. "Era il sogno di quando ero bambino – conferma il campione altoatesino –, poi un obiettivo, perché arrivare numero 1 è una cosa, chiudere l’anno in testa un’altra". Un piccolo club di 18 grandi leggende, una tavola rotonda attorno a cui si sono seduti nomi come Bjorn Borg, Rafa Nadal, Roger Federer, lo stesso Djokovic, Pete Sampras e Andre Agassi solo per citarne qualcuno.

E’ il biglietto da visita di un ragazzo pronto a sbriciolare ogni record, proprio come ha fatto per tutta la carriera il 37enne serbo oggi (alle 10,30 italiane, diretta Sky), alla caccia del titolo numero cento in carriera. Due giocatori, due generazioni molto più vicine di quanto non sembri. Sì, perché il gioco del 23enne altoatesino è come il tennis di Nole proiettato nel futuro. Fisicità potenza e solidità (sia nei colpi che mentale), il tutto epurato dagli eccessi di un carattere a volte un po’ sopra le righe (quello di Nole) e messo in ghiaccio dal controllo delle emozioni che fra i suoi coetanei non ha pari. E’ quella qualità che permette a Jannik di rispondere "sorry" ("scusa") quando Machac gli fa notare di aver rotto la racchetta cercando di rispondere ai suoi colpi da fondo.

Chissà se oggi – proprio come ieri –, in tribuna ci sarà Federer a tenere d’occhio il gioco dell’azzurro. Roger, quell’apparizione che ha dato amichevolmente del "vecchietto" a un Nole incontrato dietro le quinte. Probabilmente non vorrà perdersi il derby tra futuro e passato del tennis, un po’ come quello di cui fu protagonista lui stesso 23 anni fa a Wimbledon contro Sampras.

Djokovic è uscito sconfitto dagli ultimi due incontri con Jannik, ma detto questo i due non si vedono dallo scorso gennaio. Partite di peso, come la semifinale di Coppa Davis e quella degli Australian Open, ieri contro Taylor Fritz ha pure accusato dei problemi all’anca. Ma il leone ferito può saper far male, soprattutto se è ancora affamato di vittoria.

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