Sinner la terza leggenda. È con Pietrangeli e Panatta. Slam azzurro dopo 48 anni

L’impresa dell’altro mondo dell’altoatesino, già nostro trascinatore in Coppa Davis. Adriano si toglie un peso: "Credevo nella rimonta, Medvedev non poteva reggere".

di PAOLO FRANCI -
29 gennaio 2024
È con Pietrangeli e Panatta. Slam azzurro dopo 48 anni

È con Pietrangeli e Panatta. Slam azzurro dopo 48 anni

Ci eravamo tanto amati? Neanche per sogno. Non Pietrangeli e Panatta, sicuramente. E poi, se il rapporto tra Jannik il Rosso e Adriano è all’insegna della grande stima, non si può dire lo stesso tra Sinner e Pietrangeli. Come mai? Ricorderete le uscite fuori dalle righe del campo di Nicola, il cui ego, sibilano in molti, è grande come l’intero sistema solare e mal sopporta che qualcuno possa insidiarne il (presunto, da lui) ruolo di miglior tennista italiano di sempre.

Adriano Panatta, Jannik Sinner e Nicola Pietrangeli, nel maschile, sono gli unici tennisti italiani ad aver vinto uno Slam. Nicola Parigi nel ’59 e nel ’60, ma prima dell’era ’Open’, Adriano ancora al Roland Garros nel 1976, Jan ieri mattina in Australia. Panatta s’è liberato di un doppio tormentone che durava da oltre mezzo secolo: utimo italiano a vincere uno Slam, ultimo italiano ad alzare la Coppa Davis, con Pietrangeli capitano non giocatore e, come raccontato nel docufilm sul trionfo di Davis, “Una Squadra“, mal sopportato non solo da Panatta. Quest’ultimo con la sua straordinaria ironia, ci ha sempre scherzato su. "Non vedevo l’ora che qualcuno vincesse così adesso potrò starmene in pace...", riferendosi al lungo digiuno del tennis italiano. Lui, che ha regalato in giro tutti i trofei vinti perchè: "ma che ci dovevo fare? ’sta cosa triste di starmene lì a guardarli e a pensare al passato che non può tornare? Ma per carità!".

Di Jannik ha detto ieri: "Sinner è un grande campione. Ora non so se raggiungerà mai i 24 titoli Slam di Djokovic ma ne vincerà tanti, resterà nella storia del tennis. Ed è un grande prodotto di esportazione per il nostro Paese, è un bravo ragazzo, intelligente, modesto, sereno". I primi due set si erano messi male ma, dice Adriano: "Io ero convinto che avesse chance per tornare e vincere il match, perché non credevo che Medvedev potesse continuare così, e si è visto".

Mentre ci chiediamo dove sono adesso i dotti medici e sapienti che pretendevano la squalifica di Sinner per la rinuncia a un turno di Davis (concordata) a Bologna dopo le fatiche agli Us Open, va ricordato come Jan abbia accolto gelidamente Pietrangeli al momento della consegna dell’insalatiera più famosa al mondo. Perchè? Ecco: "Chi è più forte tra me e Sinner? E’ un paragone che non si può fare. Dico solo che Sinner ha vinto pochi titoli e io 48 tornei, anche se non tutti importantissimi". Stesa cosa che ripete da anni a Panatta. Diciamolo: vincere ai tempi di Nicola era assai meno complicato. E ancora peggio, dopo la rinuncia alla Davis a Bologna, parlando in generale ma sul caso del Rosso, Pietrangeli disse: "Chi rifiuta per poi andare a giocare un torneo altrove, la federazione dovrebbe squalificarlo per un anno almeno".

Quanto Sinner non l’abbia (giustamente) presa bene ha fatto il giro del mondo nelle immagini della premiazione di Davis, quando Pietrangeli è salito sul podio e Jannik (non solo lui) lo ha bruciato con lo sguardo. Poi, l’infinito duello tra Pietrangeli con Panatta. Va detto: gli attacchi sono arrivati sempre da Nick. Tipo l’ultimo: "Adriano era il fratello più piccolo che non avevo mai avuto. Per questo nel 1978 ho sofferto così tanto per il suo tradimento", imputandogli di essere la mente della fine della sua avventura da capitano. Panatta, non gliele ha mandate a dire: "La verità è stata raccontata nella docu-serie “Una Squadra“ di Procacci, che Nicola svilisce. Ma lui svilisce tutto e tutti, è una vita che lo fa".

Ieri comunque Pietrangeli ha detto: "Me l’aspettavo, avevo scommesso una bibita che Sinner avrebbe vinto. Io avercela con lui? È una stupidaggine. Dico che invece Jannik è proprio forte, diventerà l’uomo da battere".

Rivalità antica che sbiadisce nella luce del Rosso di sera. Il Rosso che ha cambiato per sempre la storia del nostro tennis.

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