Sinner oltre ogni ostacolo. L’infortunio e il caso doping. Alcaraz: "Nonostante tutto è pazzesco come gioca»

Il numero 1 in un anno con tante difficoltà. Oggi a Pechino il test con Lehecka

di GABRIELE TASSI -
30 settembre 2024
L’infortunio e il caso doping. Alcaraz: "Nonostante tutto è pazzesco come gioca"

Jannik Sinner, 23 anni, dovrà attendere almeno tre mesi prima della sentenza

Sarà lecito chiedersi se nell’anno (quasi) perfetto Sinner avrebbe potuto fare di più. Due Slam e lo scettro del ranking tra un infortunio serio e la bufera doping: "Nonostante tutto è pazzesco come gioca con tutto quello che ha passato"...lo pensa pure Carlos Alcaraz. Il 23enne altoatesino è rimasto grande nell’atteggiamento come nel gioco, pure nei messaggi che lancia: chiari, semplici, spontanei. Su tutti la dedica alla zia in fin di vita dopo il titolo agli Us Open. Così Jannik si è dimostrato non solo un campione dello sport, ma anche un vero asso nel reggere la pressione psicologica di un caso Clostebol che non ha mai smesso di montare. Ci ha ’giocato sopra’ a Wimbledon, poi nei tornei americani e infine pure due giorni fa è sceso in campo quando solo lui e la Wada sapevano che ci sarebbe stato un appello al Tas di Losanna. Ha sofferto e ha vinto come solo lui è capace di fare. Cercando di lasciare il peggio fuori dal campo, in quello che sembra il profilo di un uomo di ghiaccio, ma in realtà è solo il merito di un cervello allenato allo sport che più di tutti sa metterti davanti ai tuoi limiti. Appena oltre la soglia dei vent’anni è già dura aver a che fare con un infortunio capace di rovinarti la carriera. Bravo (o ben consigliato Jannik) a decidere di non rischiare, rimandando, dicendo di no anche a tornei importanti come il Foro Italico, nonostante ci fossero punti importanti da difendere per consolidare la prima piazza mondiale. E chi si dimentica di quella tonsillite che lo ha ’strappato’ alle Olimpiadi?

Poi il caso doping. Si è trascinato per mesi fra tornei dello Slam e Master 1000. Agli us Open è sembrato che l’azzurro potesse metterci una pietra sopra. Ma l’agenzia mondiale antidoping, dopo aver fatto cadere solo pochi giorni fa le accuse contro 23 nuotatori cinesi che nel 2021 risultarono positivi per una "contaminazione alimentare", è tornata alla carica. Forse per far valere la sua autorità, forse perché del caso si è parlato tanto con il suo strascico di polemiche nonostante la sostanza proibita fosse presente in quantità infinitesimali nel corpo del tennista. Tant’è che la Wada non chiede la cancellazione dei risultati sportivi 2024, ma piuttosto una sorta di ’punizione’ nei confronti dell’azzurro (anche fino a due anni di squalifica) per non aver vigilato sufficientemente sull’operato del suo staff.

Nell’attesa di una nuova sentenza (e sarà davvero la fine dell’incubo?) Jannik dovrà lottare con il campo e coi pensieri. A cominciare da oggi: per l’ora di pranzo italiana, a Pechino è in programma il match di quarti di finale contro Lehecka per provare a far rotta verso la conferma del titolo del 500 cinese. In palio c’è una semifinale contro il cinese Bu – che ha eliminato ieri Lorenzo Musetti –, e il vincente fra Rublev e Davidovich-Fokina. In campo oggi anche Flavio Cobolli, non prima delle 10, costretto a superare lo scoglio Daniil Medvedev per far splendere l’azzurro sopra Pechino.

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