Sinner studia da Federer. "Roger il mio modello, un mito con il sorriso. Ho ancora tanto da fare»

Il giorno dopo il trionfo in Australia, Jannik si racconta e guarda già avanti. La telefonata breve alla madre: "Perché non volevo disturbare la loro festa". Più volte il campionissimo svizzero ha elogiato le grandi qualità dell’azzurro. .

di PAOLO GRILLI -
30 gennaio 2024
"Roger il mio modello, un mito con il sorriso. Ho ancora tanto da fare"

"Roger il mio modello, un mito con il sorriso. Ho ancora tanto da fare"

Il trionfatore dell’“Happy Slam“ australiano, esultante ma senza mai esagerare, anche il giorno dopo aver scritto la storia del tennis italiano azzecca tutte le mosse. Con parole che devono seguire rigorosamente i fatti. "I dieci titoli a Melbourne di Djokovic? Non ci penso, lui è di un’altra serie – dice Jannik Sinner –. Penso che ho ancora molto da fare".

L’atmosfera glamour del Royal Botanical Garden di Melbourne, la passerella elegante con la Coppa del suo primo titolo Slam, è l’occasione per festeggiare, per realizzare finalmente l’enormità di quanto ha compiuto sul cemento dell’altro emisfero. Ma anche per svelare qualcosa di sé dopo tanta tensione e concentrazione.

Ed è qui che il Rosso di Sesto ribadisce quanto già si capiva e sapeva, ma mai davvero ufficialmente. "La mia fonte d’ispirazione – dice il 22enne decollato verso la vetta dell’Atp – è stato Roger Federer, non solo per la sua classe, ma anche per il suo modo educato e rispettoso di porsi nei confronti degli altri, dagli arbitri agli avversari, passando per il pubblico. La cosa più importante – rivela poi a Nicholas Pashulya, un piccolo tifoso giunto ad abbracciarlo – è circondarsi delle persone migliori e poi affrontare tutto con il sorriso". L’Italia ascolta ed esulta nuovamente per questo suo figlio d’oro, così diverso dallo stereotipo dell’atleta estroverso, esuberante e teatrale cui è assuefatta. La concretezza di Jannik spiazza, la sua ricchissima semplicità, l’innata tendenza a condividere il merito illumina la strada a tanti giovani, e non solo tennisti.

Jannik e Roger. Peccato non averli mai visti l’uno contro l’altro. Ma i due si sono conosciuti, subito capiti. A febbraio 2018, con l’altoatesino che aveva appena 16 anni, incrociarono le loro racchette in allenamento alla corte di coach Piatti a Bordighera. Nel 2019 poi, su un campo segreto sul Lungotevere a Roma, Federer si ritrovò ancora col nostro baby fuoriclasse, tra un match e l’altro degli Internazionali. "E’ più forte, ha fatto grandi miglioramenti – sentenziò ’The King’ –. Sembra un bravo ragazzo e e sentiremo parlare di lui". L’anno dopo, in Australia, Federer ha modo di descrivere nuovamente il talento di Sesto assegnandogli un ulteriore upgrade: "Tira dritto e rovescio alla stessa velocità, ed è molto raro", disse l’idolo svizzero. "Penso che avrà un futuro molto importante".

Una profezia che ha trovato piena realizzazione e che si riflette nelle attuali dichiarazioni ammirate di Jannik nei confronti del maestro svizzero. Non sfugge che lo stile di gioco dei due sia piuttosto differente. Ed è persino banale ricordare come i colpi divini del rossocrociato ritiratosi nel 2022 siano inimitabili per definizione. Ma Sinner, col suo staff e già dai tempi di Piatti, ha preso spunto, eccome, dai movimenti euclidei di Roger. Prendendo tutto quello che si poteva da questi, ma niente di più.

Il Rosso dei sogni, non a caso, spera di emulare il mito svizzero soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento, del modo di vivere il tennis. Ci sta già riuscendo alla grande. La misura del suo comportamento dentro e fuori il campo, la consapevolezza di godere del privilegio di cavalcare la propria passione – pur tra sacrifici e pressioni difficilmente immaginabili dai tifosi – è la migliore garanzia per sperare in una era Sinner’ duratura.

Ieri Jannik ha fatto sapere di aver avuto solo una breve telefonata con sua madre dopo la vittoria su Medvedev: "Per non disturbare troppo la loro festa a casa".

La leggenda e il nuovo campione hanno centrato il primo Slam entrambi al 17esimo tentativo e a ventidue anni. Sì, a Jannik mancano ora diciannove Major per eguagliare quel fuoriclasse unico descritto da David Foster Wallace. Un’enormità, certo, ma in tanti, ora, pensano che non sia così.

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