Boldini, regista di Busto. "Mi allena Velasco, un sogno E pensare che la nonna vedeva in me una ballerina»
"All’inizio odiavo il mio ruolo, volevo schiacciare. Dopo è scoccata la scintilla. Da Orro ho imparato tanto, poi sono entrata nel giro delle Nazionali. Che emozioni i Giochi giovanili, la vita nel villaggio olimpico, il bronzo finale".

"Mi allena Velasco, un sogno E pensare che la nonna vedeva in me una ballerina"
di Fulvio D’Eri
Jennifer Boldini è pronta a prendere per mano la Unet E-Work Busto Arsizio e a girare un bellissimo film. Sarà infatti la ventiquattrenne bresciana, reduce da una grandissima annata con Brescia, la regista della giovanissima squadra bustocca allenata da Julio Velasco, una incognita nella prossima stagione di A1. Una bella e stimolante responsabilità per la talentuosa Jennifer Boldini che ha una ghiotta occasione per mettersi in luce ad altissimi livelli.
Jennifer, quali le sensazioni quando Busto ha bussato alla sua porta?
"La chiamata di Busto è stata un’emozione fortissima per me, perché il progetto è ambizioso, guidato da una persona come Julio Velasco che non ha bisogno di presentazioni. Siamo una squadra molto giovane, lo sappiamo, con poca esperienza nel campionato di A1. Ma tutte abbiamo voglia di dimostrare il nostro valore e quindi questo sarà uno dei nostri punti di forza".
Come è scoppiato l’amore per il volley?
"Ho incominciato da piccolissima, alle elementari, emulando le amiche. In quegli anni avevo anche un’altra passione sportiva: l’equitazione. Ma ho provato anche altre discipline; la danza, con mia nonna che mi vedeva ballerina. Pian piano è nata una passione sfrenata per la pallavolo, lo sport di squadra per eccellenza. L’amore vero è incominciato quando ho iniziato a fare la palleggiatrice. All’inizio odiavo quel ruolo, volevo attaccare, poi è scoccata la scintilla".
E lì è iniziata la scalata. Quali le tappe della carriera?
"Prima con le amiche nell’oratorio del paese a Montichiari e poi nell’Isorella dove ho giocato fino all’under 14. Quindi il passaggio a Bergamo, nelle giovanili dell’allora Foppapedretti, facendo avanti e indietro da casa. E per questo ringrazio i miei genitori per gli sforzi fatti in quel periodo. Non è stato facile. A 17 anni ho fatto da seconda a Ludovica Dalia a Montichiari in A1, poi sono tornata alla Foppa, dove per un infortunio a Malinov ho giocato titolare per tutta la prima parte, e di lì ho giocato a Soverato e due anni a Pinerolo, in A2, alla Vero Volley come seconda di Orro in A1. È stato un anno importantissimo perché da vere e proprie big ho potuto imparare tanto. E l’anno scorso a Brescia in A2. Sono entrata nel giro della nazionale grazie all’Eyof, le Olimpiadi giovanili a Tiblisi dove abbiamo conquistato il terzo posto. È stata un’esperienza bellissima, nel classico villaggio olimpico. Che emozioni. E ho giocato poi nelle varie Nazionali giovanili, partecipando a un Europeo e a un Mondiale giovanile, con un gruppo spettacolare dentro e fuori dal campo".
È stato difficile conciliare sport e studio? Quali le sue passioni?
"A me è sempre piaciuto studiare, ho frequentato il liceo, mi sono laureata in economia aziendale due mesi fa e mi sono iscritta a un master in digital marketing e social media. E presto mi iscriverò alla magistrale di Economia Aziendale. L’altra mia grande passione è la lettura, tanto che con Alessia Gennari ho aperto una pagina instagram “Libri al Volo”. Poi mi piace molto fare team building con la squadra, stando insieme alle altre compagne si ha la possibilità di conoscersi meglio e nel tempo sono nate amicizie che durano tutta la vita. Una delle cose belle della pallavolo è che è ancora un mondo sano, dove si conoscono persone. Non sei un numero, sia in campo che fuori. Il resto del tempo (poco, ndr) lo passo tra la famiglia e il mio ragazzo".
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