La scommessa di Daldello. "Milano può volare alto. Coach Piazza? Il migliore»

Parla il vice allenatore della Powervolley e assistente tecnico nell’Italia di Mazzanti "La squadra è stata rinnovata con giocatori di livello. Porro sta facendo bene" .

di DIGIULIANA LORENZO -
14 settembre 2023
"Milano può volare alto. Coach Piazza? Il migliore"

"Milano può volare alto. Coach Piazza? Il migliore"

di Giuliana Lorenzo

Le cose, nella vita, cambiano velocemente. Un attimo Nicola Daldello era sotto rete, l’attimo dopo si è trovato, non a caso, ma per una scelta ben ponderata, in panchina a dare indicazioni e ad aiutare. L’ex palleggiatore trevigiano la passata stagione è diventato il secondo di coach Roberto Piazza ed è assistente allenatore all’interno dello staff della Nazionale femminile di Davide Mazzanti.

Dopo la bella stagione di Milano, che aspettative ci sono?

"Le aspettative per come è finita l’anno scorso, inevitabilmente e per fortuna, sono alte. La squadra è stata parzialmente cambiata con giocatori importanti e questo ci fa ben sperare per poter fare un bel campionato".

Cosa significa essere a contatto con Piazza?

"È un super lavoratore e per me è solo una fortuna, posso imparare da uno dei più bravi. Stare a contatto tutti i giorni mi permette di iniziare questo percorso nel modo migliore e di farlo nel tempo più veloce. Con lui ho un ottimo rapporto, ci conosciamo da quando facevo le giovanili a Treviso. C’è stima, fiducia, anche per me è gratificate lavorarci".

A Milano siete a ranghi ridotti per le Nazionali, si riesce a lavorare?

"Non è un grande problema, anzi, si riesce, soprattutto all’inizio, a partire con i giusti ritmi per mettere attenzione sul lavoro fisico e sui tocchi la palla. L’obiettivo è farli arrivare il più pronti possibile quando torneranno i ragazzi delle nazionali che avranno già un ritmo partita. Lo scopo di chi inizia è di essere più vicino possibile a quel livello in vista del campionato". Secondo lei, dove può arrivare Porro?

"Non pongo limiti, più migliora e più è difficile fare gli scalini. All’inizio ne fai tanti velocemente e ora ci sono quelli fanno fare il salto definitivo. Non gli manca nulla e sta continuando a farli da quando è arrivato, dipende da lui e dagli obiettivi che si dà che so che sono ambiziosi. Deve avere costanza: credo stia facendo il percorso giusto, non gli manca niente".

Ha patito il cambio di ruolo? "Onestamente, gli ultimi anni di carriera li ho costruiti pensando di allenare una volta finito. Il percorso da allenatore, privatamente, l’avevo già iniziato qualche anno prima, per me è stato solo prendere l’occasione giusta al momento giusto e smettere senza problemi. Ho un una motivazione in più, era quello che volevo fare".

Capitolo Nazionale, com’è nata l’occasione?

"È nata per caso. Ho incrociato Davide (Mazzanti, ndr) quando giocavo qui a Milano con Perugia. La mattina ho visto le sue cose, vicino al mio spogliatoio e ho iniziato a guardarle. Mi ha sgamato (ride, ndr) perché passava di lì. Il suo secondo allenatore era Andrea Giovi, che è un mio amico con cui ho giocato e tramite lui ci siamo messi in contatto. Poi finito il campionato, mi ha invitato una settimana a Cavalese. L’estate dopo ho fatto parte di una sorta di nazionale B, per due collegiali e questa si è creata la chance di fare da assistente allenatore".

C’è differenza tra un gruppo maschile e uno femminile?

"Nel lavoro quotidiano, nei rapporti, nello stare in palestra, non ho trovato grandi differenze. È ovvio che ci sono aspetti che piano piano si stanno limando ma nel gioco. Sono stato sorpreso positivamente, non ho dovuto modificare quasi per niente il mio modo di fare".

Ora c’è il preolimpico, come si gestisce tutta l’attenzione mediatica di questo periodo?

"Faccio fatica a rispondere, è una domanda che dovrebbe fare a Davide. Continuo a il mio lavoro e a pensare alla pallavolo".

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