Scherma, Garozzo si ritira: "Il mio cuore si è infortunato"

La medaglia d'oro alle Olimpiadi di Rio 2016 e d'argento a Tokyo 2020: "Guardando al futuro, già da tempo avevo deciso di dedicare la mia vita professionale alla medicina"

30 aprile 2024
Daniele Garozzo

Daniele Garozzo

Milano, 30 aprile 2024 - Niente Parigi 2024 per Daniele Garozzo. Lo schermidore, d'oro alle Olimpiadi di Rio del 2016 nel fioretto e d'argento a quelle di Tokyo di tre anni fa, ha infatti deciso si ritirarsi a causa  dei problemi al cuore accusati nell'ultimo periodo. A rendere nota la scelta, spiegandone le motivazioni, è stato lo stesso atleta nato ad Acireale attraverso i propri social. 

Il post di Garozzo

"Il mio cuore si è infortunato ma la vivo con serenità. Ho avuto la fortuna di vivere una straordinaria avventura nel mondo dello sport, culminata con la vittoria di un oro ed un argento olimpico. È stato un viaggio - scrive il classe '92 - fatto di sacrifici, impegno e passione, gioie, soddisfazioni e amicizie che non avrei mai immaginato. Se chiudo gli occhi mi vedo ancora nella palestra garage di Acireale a tirare milioni di stoccate contro un manichino, sognando un giorno di vincere le Olimpiadi. Chi mi conosce sa quanto amo la scherma. L’ ho amata con instancabile dedizione e con tutto il mio cuore, e l’ho impegnato tanto, ma tutto ciò mi ha portato ai risultati che avevo sognato. Ora, nel chiudere questo capitolo della mia vita da atleta, sono grato per ogni momento vissuto e per le esperienze che mi hanno reso la persona che sono oggi". Adesso è tempo di gettare lo sguardo verso l'orizzonte e verso nuove avventure. "Guardando al futuro, già da tempo avevo deciso di dedicare la mia vita professionale alla medicina, oggi con un obiettivo ancor più chiaro: studiare e divulgare le condizioni cardiologiche, spesso misconosciute, che possono affliggere la popolazione sportiva. Ho realizzato - continua Garozzo - i miei sogni sportivi, ho viaggiato in tutto il mondo con amici straordinari e ho trovato la mia migliore amica e compagna di vita sulle pedane di scherma. Tanti mi hanno aiutato, e vorrei ringraziarli tutti, oggi e come ho sempre fatto in passato. Su tutti il mio maestro Fabio Galli, che mi ha insegnato prima a diventare un uomo, poi un campione. Anche se sulla pedana tutti vedevano solo me, eravamo sempre in due a tirare e prendere quelle stoccate". 

Il messaggio della Federazione

Non si è fatto attendere anche il messaggio della Federazione. "Il tuo sport non ha parola più pertinente da dirti che non sia questa. Grazie, Dott. Garozzo! Perché sappiamo chi sei, cos’hai fatto e cosa rappresenterai ancora. Quindi, salteremo in fretta la fase più dolorosa. Non vogliamo (più) commuoverci né “incazzarci”. Abbiamo già fatto entrambe le cose, sentendoci abbastanza smarriti, leggendo le tue parole, sapendo che a Parigi ci andremo senza il nostro Capitano della squadra dei fiorettisti e schiumando rabbia perché i titoli di coda su questa carriera di fuoriclasse avresti voluto scriverli tu e a tuo modo, e invece ci ha pensato un referto medico. Proprio con te, che medico lo sei. Dà di matto, a volte, il destino. Più d’una punta di fioretto che “non s’accende” pure se arrivi al bersaglio dell’avversario con la lama piegata e che quasi si spezza, quando sei sul “14 pari”, e ti stai giocando tutto. Fossi stato un altro, Dott., ci saremmo persi in lunghi preamboli, per “spiegare” nel timore di non esser capiti su un sacco di cose. E invece tu sai già tutto. Anche il senso di queste poche righe che il tuo mondo ti doveva. Per un milione di motivi. Un tributo a un Campione che ha scritto pagine di Storia nel nostro Sport, ma pure a un ragazzo semplice che con il suo vincere in pedana e fuori ha rappresentato un esempio lucente senza la pretesa di esserlo né essersi mai autoproclamato come tale, e però sapendo che sono stati gli altri, in tanti, tantissimi, a sceglierlo come modello che sognano d’emulare. I numeri, che non mentono, raccontano: un oro e un argento individuali ai Giochi Olimpici, cinque titoli più tre argenti e altrettanti bronzi ai Mondiali, agli Europei 11 successi (di cui due individuali) con ancora sette secondi posti e altre tre volte sul terzo gradino, e poi 13 podi in Coppa del Mondo (con due vittorie) a restar solo a livello individuale, perché a contare pure i risultati a squadre nel circuito iridato fai più fatica che a tener il conto delle strisce pedonali in una città capoluogo. E poi c’è il percorso parallelo: “Dual Career” la chiamano i bravi, ed è un convivere da subito con la necessità di tornare a casa dopo la scuola e fare i compiti in fretta, ché c’è da andare in palestra, come tu hai cominciato a fare nella tua Acireale (con il fratellone Enrico), continuando poi con il trasferimento a Frascati, nel mentre finivi il liceo, t’iscrivevi a Medicina, studiavi per diventare dottore e vincevi un’Olimpiade, e poi quasi un’altra, cinque anni dopo, mentre avevi già messo mano alla tesi, diventando il Dottor fioretto. Ci hai spiegato che se non avessi fatto scherma non ti saresti laureato in Medicina (l’hai fatto col massimo dei voti, e siccome sei il solito severo con te stesso ripeti pure che avresti dovuto metterci meno di dieci anni, e però sai che su questa puntualizzazione è tra le poche cose che ti contestiamo…), ma anche che se non avessi studiato non saresti diventato Campione olimpico. Tra i tanti messaggi che lo sport lancia, forse è il più prezioso. Capito perché sentiamo il dovere di dirti “Grazie”?! Perché il ragazzino con la faccia pulita che vinceva il GPG è rimasto se stesso, sempre. Amico di tutti, umile con tutti, in un tempo in cui ci si prende sul serio per molto poco, magari alla prima presunta valanga di like. Hai imparato, vinto, insegnato. Tracciato, seguito e indicato una strada. E noi siamo molto fieri d’esser stati tuoi tifosi, e d’esserci più o meno tutti, a turno, sentiti tuoi amici perché in gara, all’interregionale o all’Olimpiade non cambia granché, se tu incroci uno sguardo non aspetti il saluto, lo dai per primo. Anche se sei tu che ti chiami Dani Garozzo. O forse proprio perché sei Dani Garozzo! Parliamo al presente, Dott., perché quanto ci brucia sapere di non vederti a Parigi, a inseguire – su tutti – quell’oro a squadre che “ti mancava”, è chiaro, però nei palazzetti ci si rivede e comunque e poi il futuro è sempre oggi, soprattutto per quelli come te che si fermano al massimo il tempo di tirarsi su un calzino. Al diavolo i titoli di coda, la storia da Campione di Daniele Garozzo continua. Intanto, grazie di tutto, Dott.! Già sai, e però ci tenevamo a (ri)dirtelo, che siamo tutti molto orgogliosi di te".

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