Il ct italiano è arrivato quinto nella kermesse iridata. Banchi principe di Lettonia: "Merito dei miei»

Una folla ha accolto il ritorno della squadra a Riga: "Per dieci chilometri ci hanno osannato, che emozione"

di ALBERTO CELATA -
14 settembre 2023
Banchi principe di Lettonia: "Merito dei miei"

Banchi principe di Lettonia: "Merito dei miei"

Dieci chilometri di strada, quelli che portano dall’aeroporto al centro di Riga, tra due ali di folla che inneggiano alla Nazionale, l’attività didattica interrotta perché gli scolari potessero seguire le partite in diretta, infine quel discorso in piazza della Libertà davanti a decine di migliaia di persone. Sono solo alcune delle immagini ferme nella memoria di Luca Banchi, il coach della Lettonia, che ha condotto a uno storico quinto posto ai Mondiali di basket.

Banchi, da globetrotter delle panchine a eroe nazionale della Lettonia, che effetto le fa?

"La nostra è una professione che ci abitua a picchi di esaltazione e ad altrettanti momenti di delusione, però effettivamente ho vissuto e sto vivendo un momento straordinario della mia carriera, soprattutto perché mi sento realizzato per il compito che mi era stato affidato, ovvero di riportare l’entusiasmo per il basket in Lettonia e soprattutto la Nazionale agli standard che merita. Sono arrivato qua due anni e mezzo fa in un ambiente che stava vivendo un forte stato di prostrazione. Dal 2017 la Lettonia mancava dai Mondiali, qui i giovani talenti, e ce ne sono, vanno via prestissimo. Il basket insomma aveva perso di interesse. Abbiamo incominciato a lavorare dal basso, andando a vedere partite anche nei campi di provincia e fare camp e clinic con il mio staff anche nelle piccole realtà, e alla fine siamo riusciti nell’obiettivo. Ma non mi sento affatto un eroe nazionale".

Quali immagini le restano?

"La squadra, trasportata su un pullman scoperto, osannata tra due ali di folla lungo tutto il percorso, 10 chilometri, che va dall’aeroporto al centro di Riga. L’emozione per il discorso che ho pronunciato davanti a migliaia di persone in piazza della Riga, e sono contento che in questa occasione fosse con me anche la mia famiglia".

La partita più bella di questo Mondiale?

"Quella con la Lituania, è stata la nostra finale e l’abbiamo vinta con larghissimo scarto, ‘vendicando’ il ko che invece avevamo subito nella gara pre-mondiale. E poi anche il successo con il Brasile, una vittoria ottenuta in una partita da dentro o fuori".

E il successo con l’Italia?

"Anche se poi abbiamo vinto, avevamo ancora la testa alla sconfitta che ci ha precluso la strada per le medaglie. Detto questo ho provato emozione all’inno d’Italia e ho cercato di non guardare mai verso quelle maglie azzurre dove c’era la scritta Italia".

E a proposito d’Italia, ci si vede sulla panchina azzurra?

"E’ inutile pensarci, non ci sono le condizioni perché io ho un contratto da rispettare e Pozzecco sta facendo un lavoro egregio. Poi, come si dice, il futuro nelle stelle"

Tecnico giramondo, ma con le radici ben piantate nella sua Maremma.

"Faccio una vita da zingaro da 22 anni, ma su questo non transigo. Non ho una laurea da sbandierare, ma dei principi forti che mi ha dato la mia famiglia. Che ringrazio perché, come dice un proverbio africano, mi ha dato le ali per volare, ma anche le radici per tornare".

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