Il commento. Gruppo e cuore: il segreto dei bianconeri

La Virtus Bologna ha vinto a Belgrado, superando un campo prestigioso e senza il suo leader. Un successo che ha dimostrato come la squadra abbia trovato la giusta collocazione tra le prime otto, grazie a vittorie che danno morale e autostima. Un esempio di forza è Achille Polonara, tornato in campo senza paura nonostante la malattia.

di ALESSANDRO GALLO
30 dicembre 2023

Alessandro

Gallo

Un pieno di entusiasmo. Basta vedere le immagini dell’altra sera, al Marconi, per capire come lo sport sappia entusiasmare. "Sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno", cantava Lucio Dalla. È stato un Natale speciale per Virtus, Fortitudo e Bologna. Adesso siamo qui, in attesa. In attesa di capire se sarà festa tutto l’anno, perché è chiaro che, in questi primi mesi, Virtus, Fortitudo e Bologna sono andate ben oltre le più rosee previsioni. Certo, non basta per dire che alla fine si farà festa. Ma le strade imboccate sono quelle giuste: le vittorie danno morale e autostima. Da questo punto di vista, la Virtus sta facendo qualcosa di eccezionale in Europa. Lo scorso anno aveva vinto su campi eccellenti, Barcellona e Madrid (salvo poi cadere al ritorno), ma non aveva mai trovato – nessuno glielo chiedeva – una collocazione tra le prime otto.

Quest’anno, in mezzo a tanti successi importanti, maturati alla Segafredo Arena, mancava il blitz esterno su un campo prestigioso. A Belgrado, dove spesso ha raccolto bocconi amari, la Virtus è stata più squadra. Che l’abbia fatto davanti a Zelimir Obradovic – il miglior allenatore del Vecchio Continente, per pedigree e voglia di sbattersi sempre in palestra – vale doppio, triplo.

Che l’abbia fatto senza Mickey, con Hackett e Cacok incerottati, ha un significato ancora più forte. Come hanno valore non solo i minuti che Banchi dà a Polonara, ma anche la fiducia che i compagni danno ad Achille. Polonara, sta facendo i miracoli. È stato operato due mesi e mezzo fa e, per la rimozione della neoplasia testicolare, ha dovuto seguire la procedura standard. Che significa essere più deboli, fragili. Ma Achille è tornato in campo senza paura. E anche se ora fa fatica a fare canestro, i compagni continuano a dargli fiducia. E quello che paradossalmente è il tallone d’Achille, diventa un punto di forza. La Virtus vince e convince così.

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