Virtus Bologna: Shengelia e Hackett guidano la rimonta nei playoff contro Olimpia Milano

La Virtus Bologna, con Shengelia e Hackett protagonisti, sfida l'Olimpia Milano nei playoff, puntando su forza e carattere.

di ALESSANDRO GALLO
29 maggio 2025
A Toko Shengelia sono stati sufficienti tre minuti per riscrivere la storia (Ciamillo)

A Toko Shengelia sono stati sufficienti tre minuti per riscrivere la storia (Ciamillo)

E adesso? Intanto Dusko Ivanovic, il sergente di ferro, sceglie la linea morbida. Ieri giornata di riposo per una Virtus che, in corpo, aveva ancora tanta, troppa, adrenalina. A un passo dall’eliminazione – che sarebbe stata clamorosa, dopo quattro finali scudetto consecutive – la Virtus si è attaccata alla forza e al carattere dei senatori. Daniel Hackett, 37 anni, ha prodotto, offensivamente parlando, la migliore prova da quando veste la maglia bianconera. Puntuale, preciso, determinato. E soprattutto letale quando, da solo, ha tenuto in piedi la baracca.

Per completare l’impresa, serviva la scossa. A quello ci ha pensato Toko Shengelia. Ai più stagionati è tornate alla memoria una partita Nba. Che in pochi, almeno in Italia, hanno visto in diretta. Ma in tanti ne hanno letta la storia. Nel 1970 finale Nba tra i Los Angeles Lakers di Wilt Chamberlain e i Knicks di New York. Willis Reed, che di quei Knicks è uno dei leader, si fa male in gara-cinque. E i Lakers pareggiano la serie, 3-3.

New York è a un passo dal ko: ma il Madison si infiamma, in gara-sette, perché il centro Reed è in campo. E trascina i Knicks al successo.

Più di mezzo secolo dopo, la storia, questa volta tra i confini italici, si ripropone. Shengelia si fa male in gara-tre, Venezia impatta in gara-quattro e ha la possibilità del colpo del ko.

Fino a quando Toko, uno che non ci sta mai a perdere, convince Ivanovic. Scende in campo e produce i tre minuti più clamorosi della sua storia bianconera.

La bella, al di là dei problemi della Virtus, che non possono passare in secondo piano, ha dato lustro a una squadra che è stata capace di compattarsi e risorgere. Puntando a lungo sugli italiani. Se Hackett è stato nella sua versione più a stelle e strisce – anche se è nato a Forlimpopoli –, Pajola ha aggiunto tanto. Smazzando ad Hackett il pallone del gioco da quattro. E forzando una persa a Ennis che stava facendo a fette la difesa.

Diouf, a dispetto della giovane età, non ha mai fatto un passo indietro. E Akele ha dimostrato di essere un valore aggiunto.

All’appello, per essere una sorta di ItalVirtus, mancano ancora il miglior Polonara e le triple di capitan Belinelli.

Ma se la squadra si è compattata, come ha ripetuto Hackett a fine gara, è anche per offrire un’altra chance al proprio capitano. Continuare a giocare. E magari ritrovare quei canestri che ne hanno fatto uno dei migliori realizzatori bianconeri dal 2020 a oggi.

C’è Milano dietro l’angolo. Vero che qualche acciacco ce l’ha pure l’Olimpia che, però, ha un organico decisamente più lungo. In casa Olimpia, se qualcuno si fa male, c’è sempre la tribuna (affollata e di valore) alla quale attingere.

Serie segnata? La Virtus ha il vantaggio del fattore campo. Ma l’Olimpia l’ha fatto saltare un anno fa, alla Fiera, ripetendosi nella serie con Trento. E in questo modo, tanto lo scorso anno quanto in questa stagione, ha costruito i propri successi.

Shengelia, però, ha cambiato una storia – l’eliminazione tanto precoce quanto dolorosa – che sembrava già scritta.

E torna alla mente quella sorta di patto tricolore che mette sullo stesso piano lui e Cordinier. Grandi protagonisti degli ultimi successi bianconeri, senza aver mai vinto, però, lo scudetto.

Sabato si ricomincia. E, per confermare un po’ di comunità di intenti, s’è rivisto alla Segafredo Arena anche Carlo Gherardi, il socio di minoranza di Massimo Zanetti. In attesa che arrivi fine giugno, vederli l’uno vicino all’altro, è un messaggio tanto implicito quanto importante, per tutto il mondo bianconero.

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