Andersson, gioia svedese. "Il Bologna dona felicità. E al Dall’Ara non si passa»

L’ex attaccante ha seguito dal divano di casa la sfida con la Fiorentina "Anche da qua avvertivo la spinta del pubblico: un effetto fantastico".

di MARCELLO GIORDANO -
16 febbraio 2024
"Il Bologna dona felicità. E al Dall’Ara non si passa"

"Il Bologna dona felicità. E al Dall’Ara non si passa"

Quella con la Fiorentina non è stata la partita della svolta. Semmai della conferma: "D’altronde, se non sbaglio, il Bologna era quarto anche a Natale. E ora rieccolo lì".

A parlare è Kennet Andersson, ex attaccante del Bologna. Ha vestito la maglia rossoblù tra il 1996 e il 2000, contribuendo alla cavalcata che portò il Bologna in Europa prima e fino alla semifinale di Coppa Uefa poi, con il Marsiglia. Per il gigante di Eskilstuna può essere davvero l’anno giusto per riprovarci.

Kennet Andersson, sensazioni?

"Sembra tutto vero, finalmente. Sono felice".

Ha visto la partita con la Fiorentina?

"Sì, davanti alla televisione e sono rimasto impressionato. Pensavo fosse una partita da 50 e 50. Invece per me è stato chiaro fin dal primo momento che avrebbe vinto il Bologna. Anche quando all’inizio la Fiorentina pressava forte, i rossoblù sono sempre stati saldi, hanno portato avanti la loro idea di partita, l’hanno comandata anche quando sembravano subire, fino a prenderla in mano. Sono stati più forti, con la Fiorentina hanno giocato da squadra proprio forte. Non c’è dubbio, uno spettacolo".

E’ la partita della svolta?

"Della svolta no, la svolta c’è già stata. Ma di certo è stato un successo importante non solo per la classifica, ma soprattutto per la testa dei giocatori. Con la Fiorentina avevi già perso due volte, una sconfitta avrebbe potuto mettere dei dubbi. Vincere così, invece, ti rafforza, ti dice che è tutto vero: che puoi giocartela fino in fondo. Diventare forti è un percorso, non è una luce che si accende con una vittoria o si spegne con una sconfitta. E adesso il Bologna è e si sente forte".

Cosa l’ha impressionata di più?

"L’alchimia. La squadra è forte, l’allenatore è fenomenale e queste componenti vanno a insieme a un pubblico che soffia e manda in orbita l’insieme. Io l’ho vissuto, è una sensazione difficile da spiegare ma che è tangibile al primo sguardo: sentivo il pubblico spingere la squadra anche dalla tv e mi sono ricordato gli anni in cui ero in campo io con i miei compagni. Questo è il segreto, è magia pura, un equilibrio tanto fragile, quanto difficile da costruire, ma che moltiplica le forze in maniera esponenziale, che ti fa sentire predestinato a qualcosa di grande".

I singoli che la impressionano?

"Mi impressiona la squadra. Si vede che sta bene insieme, fuori e dentro al campo. Sicura, sciolta, veloce e pungente: 10 gol nelle ultime 3 partite sono tanti. E al Dall’Ara non si passa. Poi ovvio...".

Cosa è ovvio?

"Da ex attaccante guardo Zirkzee e penso sia il simbolo della crescita. L’ho visto dal vivo lo scorso campionato. Si vedeva che aveva qualcosa in più da un punto di vista tecnico, ma ora ha in mano la squadra e gioca bene anche quando non segna. Sono pochissimi gli attaccanti, in giro per l’Europa, che giocano sempre bene a prescindere dal fatto che segnino o meno". Adesso ci sono Lazio, Verona, Atalanta e Inter.

"Ma adesso il Bologna può vincere e ha vinto con tutte. Ci penseranno anche le avversarie. Il Bologna può andare fino in fondo e sono felice per Saputo. E’ una bella persona, un grande presidente che sta facendo il bene della società e della squadra. Credo non sia un caso che questa stagione coincida con la sua presenza in città".

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