Bologna, un ko a testa alta. Lotta, ma s’arrende alla super Inter. Il carattere però vale la Champions

Rossoblù battuti da un gol di Bisseck nel primo tempo: nella ripresa arriva la reazione, ma non il gol. Ferguson e compagni restano quarti, oggi Roma e Atalanta possono accorciare. Esordio per Castro.

di GIANMARCO MARCHINI -
10 marzo 2024
Lotta, ma s’arrende alla super Inter. Il carattere però vale la Champions

Lotta, ma s’arrende alla super Inter. Il carattere però vale la Champions

Questo Bologna non è un castello di sabbia. Ha fondamenta grossa e robuste. Ecco perché non può bastare la pioggia di un sabato sera storto per sgretolarne pilastri e certezze. L’uno a zero con cui l’Inter espugna il Dall’Ara è una secchiata d’acqua fastidiosa, certo, ma tutto sommato preventivabile. I rossoblù sanno che i punti per la Champions dovranno andarli a prendere altrove: le dieci partite che rimangono serviranno proprio a questo. Paradossalmente è proprio da questo ko che la squadra di Thiago esce mai così rafforzata e mai così sicura di potercela fare a conservare quel meraviglioso quarto posto.

Questa consapevolezza è l’eredità della battaglia di fango e nervi con i nerazzurri che con quella di ieri sera raccolgono la decima vittoria su dieci gare in campionato nel 2024, la tredicesima contando Champions e Supercoppa: primato a 75 punti, a più 18 sulla Juventus. Insomma la squadra di Inzaghi è un’astronave che vola nello spazio: le altre squadre sono puntini piccoli destinare a sfumare nel buio. Ecco, restare in partita fino alla fine contro un avversario così è una grandissima iniezione di benzina per il cammino che resta. Il Bologna non ha concesso un tiro in porta all’Inter per tutta la ripresa e ha sfiorato il pari con Zirkzee che al 78’ si è visto murare da un super Sommer. Certo, restano la rabbia e l’amarezza, sopratutto di non aver potuto regalare un’altra magica notte a un Dall’Ara che tracimava di passione, con più di trentamila tifosi presenti (incasso da un milione di euro). Smaltita la delusione, restano solo certezze. La certezza che quella contro la dittatura nerazzurra è una sconfitta che gonfia le ambizioni, non le ridimensiona. La certezza che, qualsiasi cosa facciano Roma e Atalanta oggi, domani i rossoblù si alzeranno dal letto ancora una volta al quarto posto solitario. E la certezza che questo Bologna si giocherà la Champions fino alla fine.

Certo, si dirà che Lautaro è rimasto nel freezer della panchina per novanta minuti (non accadeva da oltre due anni), congelato per il ritorno degli ottavi di Champions mercoledì in casa dell’Atletico. Ma in campo c’erano quasi tutti i titolari, compresi Acerbi, Calhanoglu e Thuram, rilanciati proprio per mettere benzina nelle gambe in ottica Madrid. Per Arnautovic minuti nella ripresa, giusto il tempo di pigliarsi tutti i fischi da ex e farsi di nuovo male. A stupire semmai sono le scelte di Thiago dall’inizio: fuori il dilagante Calafiori di Bergamo per Lucumi, Aebischer preferito a Fabbian, ma soprattutto fuori Ndoye e Orsolini per la sorpresa Odgaard, al debutto da titolare. Mosse che non pagano, in una gara che Inzaghi sblocca al 37’ con Bisseck (perso da Saelemaekers) e amministra appoggiandosi su una difesa perfetta. Quello che ai rossoblù era bastato per vincere sei gare di fila, l’ultima delle quali in rimonta su Gasperini, non è stato abbastanza contro questa Inter che semplicemente è troppo per tutti. Al Bologna manca la zampata che riapre tutto, come con Sassuolo, Lazio e Atalanta. Si poteva fare altro? Forse. Motta per settanta minuti tira dritto con le sue ideem poi lancia Moro, Ndoye, Orsolini e persino Castro, all’esordio assoluto. Stavolta non basta. Applausi per tutti e testa a Empoli. La Champions passa da lì.

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