Bologna, una notte senza stelle. Rossoblù confusi e poco cattivi. A Verona soltanto un punticino

Un tempo a testa: il primo dei gialloblù, nella ripresa predominio di Zirkzee e compagni senza segnare. Qualche lampo di Karlsson, tanto disordine in fase di costruzione. Orso entra, ma non riesce a incidere.

19 settembre 2023
Rossoblù confusi e poco cattivi. A Verona soltanto un punticino

Rossoblù confusi e poco cattivi. A Verona soltanto un punticino

dall’inviato

Gianmarco Marchini

Uno zero a zero assoluto. Perché il pareggino del Bentegodi è l’inevitabile conseguenza di una partita torbida che né il Bologna, né il Verona hanno avuto abbastanza voglia di vincere. Di certo, dopo una sosta per le nazionali ci s’aspettava tutt’altra fame in campo. E, invece, quelli con più bava alla bocca alla fine sono stati Thiago Motta e il suo dirimpettaio Marco Baroni. Urla, sbracciate, applausi, ancora urla. Tanto rumore per nulla.

Troppi pochi i lampi di luce da una parte e dall’altra, per rompere la monotonia di un palcoscenico che Verona e Bologna si dividono in modo quasi chirurgico. Il primo tempo passa di più sulle frequenze gialloblù, anche se - tolto il gol al 27’ giustamente annullato a Hien (fuorigioco di Bonazzoli) - l’occasione più nitida la firma Karlsson con un destro che fa tremare Montipò. La ripresa, invece, vede un sostanziale monologo rossoblù che, però, non riesce a partorire molto più di un altro tiro dello svedese (7’) e un tacco visionario di Zirkzee sperperato da Ndoye tra le braccia del portiere scaligero (27’).

Peccato perché tre punti avrebbero gonfiato classifica ed entusiasmi. E’ mancato il guizzo, si dice in serate come queste. Ma prima di tutto ha difettato il gioco. Il calcio di Thiago è rimasto un embrione impossibile da scongelare nonostante un caldo da emergenza climatica pesa. Manovra impacciata, con il nodo in un centrocampo che non carbura, dove l’inedita coppia Aebisher-Freuler è tanto ingessata da far rievocare il fantasma di Schouten. La notte del Bentegodi acuisce la mancanza del regista olandese, forse anche oltre la reale portata di questo addio.

Calma, però, perché quest’estate è andata in scena una rivoluzione e alle rivoluzioni serve tempo. Non possono certo bastare le due settimanine scarse di una sosta, dove peraltro Casteldebole si è svuotata di tanti nazionali. Tra questi anche Riccardo Orsolini che, con la carica azzurra, sembrava potesse spaccare il mondo. Buone intenzioni rimaste in panchina, avendogli Thiago ancora una volta, come con il Cagliari, preferito il duo Karlsson-Ndoye. E ancora una volta Orso, in formato subentrante, non è riuscito a incidere: con i sardi sbagliò un rigore, ieri è rimasto impalpabile.

Contro Ranieri l’aveva poi risolta Fabbian che, ieri, pure è entrato nel modo giusto, confermando tutti i presupposti perché il ragazzo mantenga le grandi aspettative che lo avvolgono. Ieri, però, serviva di più da tutti, anche da quel Ferguson che, gol allo Stadium a parte, non sembra brillare della luce dell’anno scorso. Ma ripetiamo: parola d’ordine pazienza. Thiago e il Bologna hanno accumulato abbastanza credito da poterlo spendere in tempo. Senza esagerare però: perché il campionato ora accelera e domenica al Dall’Ara arriva il Napoli.

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