Castro, il futuro in anticipo. "Bologna la scelta giusta. Che emozione il Dall’Ara. L’Atalanta? Vorrei esserci»

Santiago si presenta: "A novembre i primi contatti, ho voluto tanto questa maglia"

di MARCELLO GIORDANO -
29 febbraio 2024
"Bologna la scelta giusta. Che emozione il Dall’Ara. L’Atalanta? Vorrei esserci"

"Bologna la scelta giusta. Che emozione il Dall’Ara. L’Atalanta? Vorrei esserci"

Finalmente Santiago Castro, l’attaccante argentino chiamato a legare le ambizioni presenti con quelle future. "Abbiamo anticipato il mercato estivo, non volevamo farcelo scappare", racconta il diesse del Bologna Marco Di Vaio, introducendo l’ultimo arrivato, che è pure l’acquisto invernale più costoso della storia del Bologna di Joey Saputo, arrivato dal Velez per 12 milioni, dopo una trattativa estenuante e l’impiego del giocatore nel preolimpico, con la nazionale albiceleste. Aspettando di vederlo sul campo con la sua maglia numero 18, testa e parole sembrano quelle di un ragazzo con tanta fame e voglia di arrivare: l’uomo giusto nel posto giusto.

LA TRATTATIVA E L’ATTESA. Ha scelto Bologna, da subito, nonostante la concorrenza: "I primi contatti risalgono a novembre, dopo la partita giocata con il Velez contro il Colon (Castro segnò il gol salvezza del Velez ndr). Sartori chiamò il mio agente. Poi ho conosciuto Marco (Di Vaio, ndr), che mi ha spiegato le ambizioni del club, della squadra e del mister. Ho sentito subito che era la chiamata giusta e ho scelto Bologna. Marco è stato fondamentale, tanto nello spiegarmi il progetto e piani per me quanto nel corso della trattava, che è stata lunga", complice anche un cambio di presidenza ai vertici del Velez. "Ma ho sempre saputo che alla fine c’era la volontà di tutti di far quadrare il cerchio".

E IL DESTINO. Bologna, per Santiago è stata una scelta d’istinto, convinto che fosse destino: "Ho aspettato per poter giocare nel Velez che arrivasse il transfer. Ho dovuto aspettare per arrivare a Bologna, che le società trovassero un accordo. E poi di mezzo c’era il preolimpico. Ma il Velez è un club che in Argentina ha grande storia, quanto ne ha il Bologna in Italia. E questo l’ho capito al primo impatto. Ho visto tante partite del Bologna in tv, da quando ho saputo dell’interesse, ma un conto è vedere le cose in tv, un altro viverle sulla propria pelle. Venerdì con l’Hellas c’era un clima caldo, affettuoso, bello, stadio e tifosi sono stati uno spettacolo, anche nei miei confronti. E l’accoglienza di mister e nuovi compagni...beh, familiare, da vera famiglia". Lo impressiona anche il Bologna: "Per rapidità di gioco e pensiero, per l’intensità: e soprattutto per la cattiveria nel recupero palla". Impressionato, Castro, lo è pure per Zirkzee: "E’ incredibile la qualità che dimostra e la sua mentalità in allenamento". Non sarà facile strappargli minuti nell’immediato: "Io spero di essere convocato per Bergamo, ma ora non conta: devo allenarmi e dimostrare".

LA FAME E LA FAMIGLIA. Parla con umiltà, Santiago Castro, che di fame pare averne parecchia: "Sono un tipo semplice: calcio, familia e amici. Gioco per loro. Sono nato a Buenos Aires, nel quartiere San Martin. Sono un ragazzo felice, ho avuto tanti momenti belli, ma anche brutti". Non è stato tutto semplice: "Ma famiglia e amici ci sono sempre stati e sono qui per loro. Quando non mi alleno studio video dei grandi campioni di oggi e del passato, per imparare. Perché voglio diventare la miglior versione possibile di me stesso".

I SOPRANNOMI E LAUTARO. Pensa a sè e si ispira a Lautaro Martinez, Castro: "Sono un attaccante centrale di potenza. Per fisicità e modo di giocare mi ispiro a lui. Anche il mio soprannome, Toto, è simile a Toro". I commentatori argentini lo definivano anche Locomotora, ovvero locomotiva, per la sua potenza.

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