Il Bologna dopo i torti arbitrali. La società spinge per un cambio: il Var a chiamata per i casi dubbi

L’ennesimo episodio negativo non è stato digerito dalla dirigenza rossoblù di Casteldebole. Negli spogliatoi di Monza i vertici, da Saputo a Fenucci, si sono fatti sentire con lo staff dell’arbitro. .

di MARCELLO GIORDANO -
30 settembre 2023
La società spinge per un cambio: il Var a chiamata per i casi dubbi

La società spinge per un cambio: il Var a chiamata per i casi dubbi

Dopo le proteste ufficiali, immediate e mediatiche di Thiago Motta, arrivano quelle ufficiose della dirigenza rossoblù. C’è un problema serio e si chiama classe arbitrale. E’ questo il sentimento dei dirigenti rossoblù all’indomani del gol annullato a Ferguson e il problema non è il singolo episodio.

E’ il quarto episodio contrario insei partite e a Casteldebole sono convinti che 2-3 errori macroscopici come quelli scontati in questo inizio di stagione potrebbero essere considerati al più fisiologici nell’arco di un intero campionato.

A renderli ancor più inaccettabili il Var, il suo mancato utilizzo e l’impossibilità di fronte a una palese ingiustizia di poterlo richiedere. Non ci sono state dichiarazioni ufficiali o comunicati da parte dei vertici dirigenziali. Ma contatti diretti con i vertici del mondo arbitrale e della Federcalcio sì, e stando proprio da quanto filtra dal quartier generale del governo del pallone il Bologna si è fatto sentire chiedendo il Var a chiamata, per poter risolvere almeno parzialmente il problema del livello arbitrale e della gestione del designatore Rocchi, che sta scontentando un po’ tutti.

Niente prese di posizione ufficiali, da parte della dirigenza del Bologna. Anche perché si torna in campo domani: vietato correre il rischio di instillare alibi nella mente di una squadra che con l’Empoli deve vincere per non perdere ulteriore terreno dal treno di testa, nonostante ci sia chiara la consapevolezza che senza gli errori macroscopici con Juventus e Monza oggi i rossoblù avrebbero 4 punti in più e seppur in fase di evoluzione dopo la rivoluzione di mercato ci sarebbe quasi un contatto diretto con le zone nobili della classifica.

Non un dettaglio, nell’anno in cui il Bologna punta al salto di qualità. Vietato concedere alibi a un gruppo che già a Monza ha dato segnali di tensione nei confronti della classe arbitrale, vedi il rosso per proteste di Saelemaelers.

L’amministratore delegato del Bologna Claudio Fenucci ci aveva messo la faccia dopo il rigore negato contro la Juventus per fallo di Iling su Ndoye.

"Errore allucinante. Sono qui per difendere il lavoro dell’allenatore e dei ragazzi. Episodio insopportabile", disse allora. Ne seguì la sospensione Di Bello, ma pure una multa a Di Vaio per le proteste negli spogliatoi. Sono seguiti pure il rigore ingiusto per il Napoli al Dall’Ara, poi sbagliato da Osimhen, e il gol annullato senza motivo a Ferguson. E pure le proteste in diretta.

Già perché c’è un retroscena che riguarda il finale di Monza-Bologna. All’U-Power Stadium, nel dopo partita, la dirigenza al gran completo, da Saputo a Fenucci, da Sartori a Di Vaio, si è lamentata con arbitri e osservatori presenti, con le parti che si sono incrociate in virtù del fatto che lo spogliatoio ospite è attiguo a quello degli arbitri.

Niente di tutto questo è finito sui referti e niente multe per il Bologna, quindi. Niente beffa, questa volta, rispetto a Torino. Ma i quattro punti in meno in classifica restano, insieme con la rabbia.

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