Il commento. Europa o no, si deve ripartire da Joshua

Il giornalista sostiene la necessità di proteggere Joshua Zirkzee, giovane talento del calcio, e investire nel suo futuro, anche a costo di sacrificare altri giocatori. La città può aspettare l'Europa, ma non può rinunciare al suo calcio felice. (158 caratteri)

di GIANMARCO -
29 gennaio 2024

Marchini

Va emanato in fretta un nuovo limite, da applicare soltanto al territorio di Casteldebole: il divieto di circolare nella zona di Zirkzee andando sotto i sessanta. No, mica i chilometri orari: i milioni! Sotto i sessanta milioni, non ci si può nemmeno accostare: si fa la rotatoria, e si torna indietro. Scherzi a parte, dopo i giochi di prestigio ai danni dell’Inter, le luci di San Siro hanno illuminato ancora una volta il pozzo di talento di Joshua: e francamente non si vede il fondo. Laggiù c’è una miniera d’oro, signori. E allora va recintata l’area: con le transenne di un prezzo molto alto da scavalcare e la forza di un progetto che, Europa o non Europa, deve alzare l’asticella ancora il prossimo anno. Se poi, per farlo, va immolato qualcuno sull’altare della sostenibilità, allora - con tutto il rispetto - quel qualcuno non dev’essere mai Zirkzee. Piuttosto il gigantesco Calafiori, piuttosto l’immenso Ferguson. Piuttosto tutti e due insieme. Ma mai Zirkzee, nemmeno per sessanta milioni (che poi c’è da fare a mezzo con i tedeschi). Questa città può aspettare ancora l’Europa, può concepire un futuro senza Thiago, ma non toglietele il sorriso per il calcio felice e spensierato di questo olandesino. E’ il dono raro di quelli che non hanno prezzo e che da soli valgono il prezzo del biglietto.

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