Il commento. Quel filo sottile che lega Motta a Bernardini

Il nuovo allenatore del Bologna, Thiago Motta, conquista la città con la sua filosofia calcistica e il suo stile distinto, portando speranza e emozione alla squadra e ai tifosi. Paragoni con Maifredi, Mazzone e Mihajlovic.

di GIUSEPPE -
22 marzo 2024

Tassi

Fosse vivo Umberto Eco gli dedicherebbe un saggio. “Fenomenologia di Thiago Motta”. Suona benissimo e potrebbe aiutare a spiegare un fenomeno mediatico senza precedenti (o quasi) nella grande riserva del tifo rossoblu.

Se ripenso agli ultimi allenatori che hanno scatenato, in ere diverse, l’entusiasmo della piazza, vedo un denominatore comune. Maifredi, Mazzone e Mihajlovic erano personaggi carismatici, sempre sopra le righe. Ottimi comunicatori, istrioni del calcio, con storie di vita a colori forti alle spalle: la metamorfosi di Maifredi da venditore di champagne a stella della panchina, la romanità traboccante di Mazzone er Magara, lo sguardo fiero di chi ha assaggiato il sapore della guerra in Sinisa.

Facile amare personaggi a tinte forti capaci di far volare il Bologna e pure la fantasia. L’italo-brasiliano Thiago si porta dietro le stimmate del campione. Ma è un uomo che vive sotto traccia, non alza la voce, non forza i toni (se non c’è uno scandalo arbitrale di mezzo). I suoi precetti fondati sul merito e sul lavoro sono quasi evangelici e il look da profeta intellettuale non gli spiace. Sarà anche ‘stranino’, come dice Saputo, e decisamente controcorrente rispetto alle figure dei predecessori. Ma la città del pallone, sempre diffidente e restia a concedere il suo amore, è stata catturata dal fluido di Thiago e dal suo credo calcistico.

Certo, i risultati sono fondamentali ma la spinta emotiva che oggi collega dirigenza, squadra e tifoseria in un solido blocco di speranza si deve in gran parte alla filosofia di Motta, al suo impatto signorile ma mai distaccato e a quel senso del bello che il suo calcio diffonde. Alla gioia di correre verso l’Europa sulle orme dello squadrone che faceva tremare il mondo.

È un azzardo ma lo dico, l’allenatore più vicino a Motta è Fulvio Bernardini, il dottor Sottile del calcio italiano. Il grande Dall’Ara lo guardava con diffidenza e la piazza cominciò ad amarlo poco a poco. Ma quella storia di sentimenti forti e contrastanti finì con lo scudetto.

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