La Curva, Arna, il deficit: Motta e 8 mesi da record

Vincente, ma spigoloso: sul campo il tecnico ha centrato risultati straordinari. Tanti i momenti critici durante la sua gestione, dagli ultras al rapporto con Marko.

di MASSIMO VITALI -
6 giugno 2023

di Massimo Vitali

Numeri alla mano (ed escluso il primo Mihajlovic) il migliore di tutti: ma anche il più spigoloso e il meno malleabile. L’allenatore che ha portato il Bologna di Saputo a sfiorare l’Europa e insieme il meno incline ai compromessi, in materia calcistica e non. In sala stampa quasi sempre sorridente e affabile, a volte perfino timido: eppure capace di scattare come una balestra come gli è successo domenica notte nel concitato post partita di Lecce. It’s Thiago, prendere o lasciare. Il Bologna ha trovato le sue fortune sul campo quando lo ha preso a settembre e ieri, proprio per questo, ha deciso di non lasciarlo andare a dispetto di una pubblica uscita che in poche ore aveva assunto i contorni di un grave incidente diplomatico. Oggi nella valigia per Cascais, il suo ‘buen retiro’ nei giorni lontano dal pallone, Thiago infilerà la media punti di una cavalcata quasi trionfale: 1,5 (48 punti in 32 partite), in era Saputo seconda solo al fatturato del primo Mihajlovic, quello che nel 2018-19 nelle 17 giornate del girone di ritorno viaggiò a una media di 1,76 a partita. Quisquilie.

Quello che di virtuoso ha costruito Motta in questi otto mesi è sotto gli occhi di tutti. Ma nulla per lui è stato facile, perché ai successi sul campo si sono spesso accompagnate le tensioni. Ai primi di ottobre, dopo le due sconfitte all’esordio con Empoli e Juventus, arrivano le prime spine, nella forma della visita dei gruppi della curva a Casteldebole. Un passaggio quasi obbligato, a tutte le latitudini, nei momenti di crisi di una squadra: ma Thiago è un allenatore fuori dagli schemi e quel giorno non gradisce. Nemmeno i tifosi gradiscono il modo spavaldo e ruvido con cui l’italobrasiliano alza un muro a protezione della squadra: con la curva fu tutto fuorché amore a prima vista. Di lì a poco, l’8 ottobre, il Dall’Ara lo seppellisce di fischi in coda all’1-1 con la Sampdoria e dopo una discutibile sostituzione di Arnautovic a un quarto d’ora dalla fine. Motta traballa ma il club fa quadrato attorno al suo allenatore già in discussione: una scelta che poi si rivelò azzeccatissima. Thiago non fa in tempo a inanellare le prime vittorie che s’incrina il rapporto con Arnautovic, protagonista di un acceso diverbio con l’allenatore nell’intervallo di Bologna-Sassuolo, il 12 novembre, partita poi vinta per 3-0 grazie anche a un gol del nazionale austriaco. A gennaio Arnautovic entra nel tunnel dell’infermeria: per due volte fa capolino sull’uscio, con Monza e Salernitana, e per due volte è un flop. In città così monta il dibattito: Marko non è ancora pronto o Motta gli fa ostruzionismo? Parlatevi, ordina il club, che li costringe perfino a un confronto chiarificatore prima del ritorno in gruppo del centravanti guarito.

Chiarezza e trasparenza sono vocaboli che Thiago ha scolpiti nel suo vangelo e che porta più volte in sala stampa, chiedendo ai propri dirigenti di rendere pubblico il famoso ‘piano di rientro dal deficit’ e ciò che esso comporterà in materia di cessioni eccellenti. Caso chiuso, giuravano ieri a Casteldebole. Ma ci sono toppe che sono peggio del buco.

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