La rivoluzione capolavoro. Fenucci, Sartori, Di Vaio: il coraggio di cambiare

Nel settembre 2022 la scelta dolorosa di dividersi da Sinisa e l’intuizione Thiago. L’estate scorsa la svolta vincente con l’addio ai senatori per puntare sui giovani

di MARCELLO GIORDANO -
13 maggio 2024
Fenucci, Sartori, Di Vaio. Il coraggio di cambiare

Fenucci, Sartori, Di Vaio. Il coraggio di cambiare

Bologna, 13 maggio 2024 – "Spero di avere due anni per poter lavorare in un certo modo e poi vedremo che frutti saremo in grado di raccogliere". Parlava così, a taccuini chiusi, Giovanni Sartori nel giorno della sua presentazione al Dall’Ara, ma neppure lui immaginava che il traguardo potesse essere la Champions League: missione compiuta.

Correva il 14 giugno del 2022 quando il nuovo responsabile dell’area tecnica rossoblù si presentava alla piazza e quella è la data in cui è iniziata una rivoluzione che si è compiuta in due anni. Per seguire le tracce del percorso di crescita dell’Atalanta, il patron Joey Saputo e l’amministratore delegato Claudio Fenucci decisero di ingaggiare l’uomo mercato uscente proprio dalla Dea e di affiancargli Marco Di Vaio, promosso direttore sportivo dopo l’addio di Riccardo Bigon. C’è ancora Mihajlovic in panchina, confermato, all’ultimo anno di contratto e con la malattia che è tornata a bussare alla porta e la decisione è quella di confermare il blocco dei senatori che possano gestire i momenti di assenza del tecnico, come fatto negli ultimi anni precedenti: da Arnautovic a De Silvestri, da Medel a Soriano, da Sansone, da Schouten a Dominguez.

Ma qualcosa del Bologna del futuro inizia ad arrivare: con gli acquisti di Ferguson, Zirkzee, Posch, Moro, Lucumi e (in prestito Cambiaso) per una squadra inizialmente disegnata per 3-5-2 di Sinisa e operazioni che costano. Arrivi finanziati dalle partenze eccellenti di Theate, Hickey e Svanberg (incasso totale da 55 milioni), oltre che di Falcinelli e Santander. Mercato in attivo (per circa 30 milioni) e l’inizio di stagione è deludente. Sei punti in 6 giornate, le condizioni di Mihajlovic peggiorano e a Casteldebole sono di fronte a una decisione terribile e durissima: l’esonero del tecnico e la ricerca del successore. De Zerbi non se la sente (si accaserà al Brighton), in società c’è chi spinge per il traghettatore Ranieri, data la delicatezza e la particolarità del momento, temendo anche rischi di retrocessione. Qui esce però l’intuizione e il manico del duo Sartori-Di Vaio.

L’arrivo di Thiago Motta

E’ settembre, a novembre c’è lo stop per i mondiali e i dirigenti spingono e convincono la società a puntare su un considerato un predestinato, su cui impostare da subito un nuovo ciclo, per non correre il rischio di ritrovarsi al punto di partenza a fine anno, senza aver costruito nulla. Arriva Thiago Motta (il Bologna aveva 6 punti dopo 6 giornate), che Sartori aveva fatto seguire quando ancora era a Bergamo, in fase di rottura con Gasperini. L’avventura del nuovo tecnico inizia in salita, con 3 sconfitte e un pareggio nelle prime quattro partite, con contestazione che esplode con il pari casalingo con la Sampdoria. Il Bologna tiene duro, Sartori in conferenza stampa invita la squadra a reagire e a riflettere sul distacco con l’Udinese, rivelazione di inizio stagione. Stagione che si chiuderà poi con il record di punti e un Bologna che lotta fino all’ultimo per l’Europa League.

Via i senatori 

La rivoluzione si completa poi nell’ultima estate. Via i senatori: da Arnautovic a Soriano, da Sansone a Medel, fino a a Barrow, Schouten e Dominguez, diventati centrali nel sistema di Motta. Entrano 35 milioni reinvestiti su una nuova infornata di giovani duttili, questa volta pensati per il 4-3-3 di Thiago, che comunque si inventa e riadatta qualche pedina: Beukema, Calafiori, Kristiansen, El Azzouzi, Fabbian, lo scudiero ex Atalanta Freuler, Saelemaekers, Karlsson, Ndoye, a cui si uniranno in gennaio Castro e Ilic, per un totale di 11 volti nuovi. Arrivano quasi tutti nelle ultime due settimane di mercato, eccezion fatta per Beukema ed El Azzouzi, dopo un inizio di ritiro che fa registrare qualche frizione tra dirigenti e Thiago per tempistiche e idee di mercato. Ma il tempo è galantuomo. Dopo due anni di lavoro della coppia Sartori Di Vaio, il Bologna è in Champions, con circa 100 milioni incassati e circa 50 spesi. E una rosa che oggi vale 3-4 volte tanto: missione compiuta.

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