L’orgoglio di Thiago. "Idee e spirito di gruppo. Ora ce la giochiamo contro tutte le grandi»

L’analisi: "Il gap tecnico può essere superato con la voglia di sacrificarci tutti". Poi svela il giallo sul penalty: "Il nostro rigorista è Zirkzee, ma ho scelto Orsolini. Nell’intervallo ho chiesto scusa al nostro numero nove, lui è il nostro simbolo". .

di MASSIMO VITALI -
8 ottobre 2023
"Idee e spirito di gruppo. Ora ce la giochiamo contro tutte le grandi"

"Idee e spirito di gruppo. Ora ce la giochiamo contro tutte le grandi"

Un gigante calpesta le zolle del Meazza. Si chiama Thiago Motta e in quattro e quattr’otto ha già dato un verso al suo Bologna. Il vero trionfatore di un sabato da fenomeni è lui, il campione di solidità (settimo risultato utile di fila) che ha saputo subito farsi demiurgo di un gruppo uscito rivoluzionato dal mercato.

Ma il Metodo Thiago questo è: assemblare al meglio la materia di cui dispone. E pazienza se ieri aveva di fronte una squadra infarcita di campioni. Dice a un certo punto Motta: "Non abbiamo da nascondere niente. Anzi, noi dobbiamo sapere chi siamo: siamo una squadra che oggi può competere con squadre che hanno mezzi superiori ai nostri: il gap c’è, ma se giochiamo come sappiamo quel gap riusciamo a colmarlo".

Facile a dirsi, più difficile a farsi. Eppure anche questa è la forza di Motta: riuscire ad entrare nelle teste di venticinque ragazzi, anche quando si tratta di prendere una decisione scomoda.

Thiago rivela un dettaglio che pochi in diretta avevano capito: "Il nostro rigorista è Zirkzee (pure questa in parte è una scoperta, ndr) ma in quel momento ho deciso di mandare sul dischetto Orsolini. Joshua è un ragazzo che vuole giocare sempre e che vuole vincere: sul momento quella decisione l’ha sentita. Nell’intervallo gli ho chiesto scusa, ma lui era già stato bravo a continuare a giocare come sa, con altruismo e generosità. Con lui è tutto chiarito e io sono molto contento che alla fine abbia segnato quel gol: se lo è meritato tutto. Joshua è fantastico non solo per quello che fa sul campo, ma per come si comporta nello spogliatoio. Per questo ho detto che è il simbolo del nostro Bologna".

Non di solo Zirkee però vive il suo Bologna: c’è molto di più. C’è, per esempio, la capacità di essere camaleonti anche all’interno della stessa partita.

"Nel calcio di oggi, con la tecnologia che consente di studiare l’avversario, se non vuoi diventare prevedibile devi proporre delle alternative. Ed è quello che cerchiamo di fare".

Poi c’è il valore degli interpreti e da lì non si scappa. "Freuler in mezzo al campo ha portato personalità – dice il tecnico –. Aebischer sta crescendo partita dopo partita, Ferguson è un giocatore fantastico di cui non vorrei più parlare, perché voglio nasconderlo".

Sottinteso: agli operatori di mercato. Ma c’è poco da nascondere: questo Bologna gioca e seduce tutti. Il segreto?

"Lavoriamo da squadra, in settimana e in partita – spiega –. Oggi sotto di due gol non era facile giocare in questo stadio: ma siamo stati bravi a continuare a fare le cose che sappiamo, senza farci condizionare da quello che in quel momento era il risultato".

Spiegata così è facilissima. Ma su un campo di calcio le cose riescono facile quando a suonare è un’orchestra piena di bravi solisti. Come il Calafiori di ieri. Dice Thiago: "E’ un ragazzo che con le sue giocate trasmette coraggio a tutta la squadra".

Uno di quei tanti ragazzi che deve dire grazie al Demiurgo.

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