Rivalità infinita con la Viola. La marcia di 2.500 cuori per cancellare un tabù

Nel 1999 la doppia sfida tra Franchi e Dall’Ara eliminò la squadra di Mazzone. Il 2-2 in Toscana, doppietta di Binotto, condizionato da un rigore non fischiato.

di MASSIMO VITALI -
9 gennaio 2024
La marcia di 2.500 cuori  per cancellare un tabù

La marcia di 2.500 cuori per cancellare un tabù

Oggi da Bologna partono in duemilacinquecento alla volta del Franchi. Duemilacinquecento anime rossoblù, stipate in curva Ferrovia, in una casa viola che non si annuncia particolarmente affollata: ventimila spettatori, salvo impennate dell’ultima ora, è la previsione del cassiere di Commisso.

Bologna ci crede più di Firenze? Lo si vedrà sul campo. L’ultima volta che i rossoblù hanno giocato un quarto di finale di Coppa Italia risale a undici anni fa, 15 gennaio 2013, notte del rocambolesco 2-3 dopo i tempi supplementari al Meazza con l’Inter, una sconfitta maturata al minuto 120 da un colpo di testa di Ranocchia, lesto ad approfittare di un Agliardi in versione bella statuina dopo che nei minuti finali dei tempi regolamentari Diamanti e Gabbiadini avevano rimontato i gol di Guarin e Palacio (allora in nerazzurro).

Ma i pensieri del popolo rossoblù in queste ore corrono a un’altra notte stregata, quella del 10 marzo 1999, semifinale di ritorno di Coppa Italia, quando si dice il destino, con la Fiorentina al Franchi. All’andata, il 18 febbraio, i viola, allenati da Giovanni Trapattoni (e con Romano Fogli a fargli da vice in panchina), espugnano il Dall’Ara con i gol di Carmine Esposito e Rui Costa, punendo oltre i propri demeriti il Bologna di Carletto Mazzone.

Il 10 marzo, nella sfida di ritorno, i rossoblù nei tempi regolamentari rivoltano la gara come un calzino grazie alla doppietta di uno scatenato Jonatan Binotto. Così si va ai supplementari, dove decidono le reti di Cois e Rui Costa. Venticinque anni dopo c’è il fondato sospetto che quella notte ‘decise’ molto anche Borriello, il fischietto di Mantova che ignorò un tocco di mano plateale di Torricelli in area viola, negando al Bologna un rigore solare.

"Sbagliano anche gli arbitri", commentò con molto aplomb il presidente rossoblù Giuseppe Gazzoni.

"Quella fu un’autentica ingiustizia sportiva – ricorda invece Carlo Nervo, che quella notte era in campo –. Tornando a casa non riuscii a chiudere occhio, perché la finale l’avremmo meritata noi".

In finale invece andò la Fiorentina, poi sconfitta dal Parma che alzò il trofeo. E i rossoblù, in aprile, subirono lo stesso sortilegio, eliminazione in semifinale, ma in Coppa Uefa per mano dell’Olympique Marsiglia. Altri tempi, altra gloria, che forse riecheggerà oggi nel ventre del Franchi, anche se i superstiti di quella semifinale, l’ultima dei rossoblù in Coppa Italia, a Casteldebole sono il capo dello staff medico Gianni Nanni, il fisioterapista Luca Ghelli e lo storico magazziniere Matteo Campagna.

Nei successivi cinque lustri l’apice nella Coppa nazionale è stato toccato nei già citati quarti del 2012-13 al Meazza con l’Inter. In mezzo tante comparsate senza nerbo, compresa qualche uscita di scena improvvida, per mano di squadre come L’Aquila, il Pavia, il Cittadella e la Ternana.

Questa notte invece dal Franchi s’intravede un corridoio di gloria: la doppia semifinale contro la vincente di Atalanta-Milan. Tanto vale provarci.

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