Spettacolo La curva canta: "Siete al cinema"

I trentamila del Dall’Ara pazzi di gioia per un Bologna quarto e solitario. E’ un sogno che si ripete un anno dopo. E risuona ’50 Special’

di GIOVANNI POGGI
17 marzo 2025
I trentamila del Dall’Ara pazzi di gioia per un Bologna quarto e solitario. E’ un sogno che si ripete un anno dopo. E risuona ’50 Special’

I trentamila del Dall’Ara pazzi di gioia per un Bologna quarto e solitario. E’ un sogno che si ripete un anno dopo. E risuona ’50 Special’

Siete al cinema. Canta così il Dall’Ara, quando il tramonto comincia a calare sullo stadio, ma non sul Bologna, che continua a giocare bene, bello, frizzante, fluido, a memoria. Spumeggiante. E continua a far girare la Lazio, una trottola che non riesce a capirci più nulla. Ed ecco il quinto, Fabbian, e il coro rimbomba, ancora di più, ancora più forte: da curva a curva, dalla Maratona alla tribuna, tutti in piedi per lo show dei ragazzi di Italiano. Nessuno vuole più sedersi, fino al fischio finale, nessuno vuol più andare via, perché la passerella dei rossoblù lungo il campo è di quelle che non si possono perdere, dopo una ‘manita’ storica, mentre in sottofondo le note di Dalla e Cremonini rendono tutto ancor più magico, come ormai da tradizione. E sarà ancor più felice Cesare, perché prima dell’ormai celebre ‘Poetica’, anche la sua ’50 Special’ è risuonata ben cinque volte sul campo: una per ogni gol segnato, diventando ufficialmente da ieri la "goal song" del Bologna, il motivetto che seguirà la rete gonfiarsi, esclusivamente nella porta giusta, quella avversaria s’intende.

Quel tocco in più a rendere ancor più special, a tutti gli effetti, il pomeriggio rossoblù. Che era cominciato sotto i migliori auspici, 30mila abbondanti tra bandiere, sciarpe e bandane, alla spicciolata, da porta Saragozza al Meloncello, tutti contagiati da una nuova esaltante corsa all’Europa, entrata sempre più nel vivo. E poi tutti dentro, a partecipare alla scorpacciata di gol. Da Odgaard, che si prende l’abbraccio dei distinti, a Orso, Ndoye, Castro e Fabbian, a far la staffetta sotto la Bulgarelli, stritolati dall’amore di una città intera, in estasi, a sognare con gli occhi spalancati. In panchina Italiano si gusta tutto in prima visione, privilegiato di lusso, maestro di scacchi mentre le sue pedine si muovono automaticamente in maniera meticolosa.

Il mister resta in tensione fino a quando i suoi non calano il poker: è lì che cominciano i primi sorrisi, decisi, verso la tribuna, che lo inneggia a festa: "Italiano, Italiano…". Tutti ad aspettare il suo rilancio di piede, che arriva puntuale, dopo i tre fischi dell’arbitro Colombo: uno in tribuna, direttamente dalla trequarti campo, e l’altro in curva, prima del tunnel. Entrambi precisi, come ai bei tempi, quando comandava la mediana. Vincenzo, i suoi ragazzi e Bologna che tocca il cielo la mano intera, dopo novanta minuti paradisiaci.

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