Thiago, un affare di cuore. L’affetto di Bologna può cambiare la storia

Per le riflessioni sul suo futuro, Motta aspetterà le partite contro Atalanta e Inter. Il calore del Dall’Ara venerdì ha colpito il suo "lato umano". E Gasp lo incorona.

di MASSIMO VITALI -
25 febbraio 2024
L’affetto di Bologna può cambiare la storia

L’affetto di Bologna può cambiare la storia

Atalanta (domenica 3 marzo) e Inter (sabato 9) in sei giorni: e a quel punto Thiago Motta farà la conta dei punti, soppeserà le ambizioni sue e del club e darà un’accelerata al processo decisionale sul suo futuro.

Ma una domanda s’impone: quanto peserà il ‘fattore umano’ nella partita sul futuro del tecnico? Qui, pur senza volerlo, abbiamo già fatto uno sgarbo a Thiago, che non perde occasione per ricordare a tutti che non ha senso arrovellarsi sul futuro quando il presente è così scintillante. E in effetti scintillava di luci, cori e colori rossoblù venerdì notte il Dall’Ara, quando all’unisono ha chiesto all’italoportoghese di condurre per mano il Bologna sui sentieri dell’Europa. Con preghiera aggiuntiva sottintesa: Thiago in Europa portaci, ma se ci arriviamo non lasciarci soli. Tutto ancora prematuro.

Intanto però l’amore fin qui solo sussurrato tra la città del calcio e il suo manifesto in panchina venerdì notte è esploso in modo fragoroso. Quel coro "Thiago Motta portaci in Europa" unito allo striscione ‘Thiago sotto la curva’ (e pazienza se l’uomo si è sottratto all’abbraccio invitando a dirottare tutto l’affetto sui suoi giocatori: that’s Motta) ha sanato una ferita aperta da quasi un anno e mezzo.

A Casteldebole era il 5 ottobre 2022 quando i gruppi della curva, nel far visita a uno spogliatoio scosso da un inizio di avventura segnato da due sconfitte (con Empoli e Juventus), si scontrarono col carattere spigoloso di Thiago, sempre pronto al confronto ma per nulla incline all’inchino. E così due giorni dopo, in coda all’1-1 con la Sampdoria, il Dall’Ara per Thiago si trasformò in un’impietosa aula di tribunale che lo ‘condannò’ a suon di fischi. Per fortuna la sentenza non diventò esecutiva e il punto strappato quella notte ai blucerchiati fu il primo dei 96 (48 la scorsa stagione più altrettanti in quella in corso) collezionati fin qui dal suo Bologna in campionato: un bottino impensabile. Ora: può uno stadio che scandisce in ginocchio il suo nome convincere Thiago a restare in rossoblù anche dopo la scadenza contrattuale di giugno? Anche ieri in piazza Maggiore, il tecnico in un giro relax è stato travolto dall’affetto dei tifosi. E allora qui torniamo al ‘fattore umano’, che venerdì notte, nel dopo partita, si è materializzato negli occhi lucidi con cui l’allenatore ha lasciato campo libero all’uomo. "Sono anch’io umano", ha ammesso Thiago. Umano e insieme marziano: se nelle dodici di partite che restano Motta continuasse a marciare alla media punti di 1,84 a partita a fine maggio toccherebbe quota 70: più Champions che Europa League (specie se in Champions andranno cinque squadre italiane), ma siamo lì.

"Il Bologna si merita tutta la classifica che ha", diceva ieri Gian Piero Gasperini recitando il primo involontario sport della sfida spartiacque del 3 marzo a Bergamo. Poiché Motta rifugge dalle etichette mai e poi mai parlerà di spareggio Champions col maestro Gasp: ma quello a tutti gli effetti sarà. Poi toccherà sfidare la capolista Inter al Dall’Ara. Dopo questi due step Thiago potrebbe alzare un po’ il velo sul suo futuro bolognese.

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